Le memorie “Mundial” di Carlo Nesti : USA 1994 – “Il sequestro di Pizzul”

Creato il 16 giugno 2014 da Simo785

A cura di Carlo Nesti

LOS ANGELES, 17-7-1994 BRASILE-ITALIA 3-2     IL SEQUESTRO DI PIZZUL

Un’immagine della sfida fra Italia e Brasile ai mondiali del 1994

  Avevo sempre sognato, sin da quando usavo le radiotrasmittenti da bambino, un mondo nel quale tutti fossero collegati in movimento, e potessero fare ciò che oggi consentono i cellulari.   Il 17 luglio 1994 è la prima volta in cui la telefonia mobile mi permette un grande scoop, e questo avviene il mattino della finale dei Mondiali statunitensi: Brasile-Italia.   Chiamata per Antonello Valentini (Federcalcio), dall’auto che mi porta allo stadio: non solo Baggio giocherà, ma scenderà in campo anche Baresi, a 15 giorni dall’intervento di menisco.   Avrò l’onore di essere la “spalla” di Bruno Pizzul durante la telecronaca: io, meticoloso all’esasperazione, con la tabella fitta di appunti, e lui decisamente più spontaneo e disincantato.   Raccatta un foglio in terra per annotare le formazioni, e per me è come se Riccardo Muti andasse a dirigere il concerto della vita con lo spartito scritto su carta da focaccia.   A 30 minuti dall’avvio, giunge notizia che Irene Pivetti, Presidente del Consiglio, deve consegnare a Pizzul un messaggio, da parte del Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro.   A mio giudizio, siamo troppo a ridosso dell’inizio del match, in una tribuna-stampa stipata all’inverosimile, perché sia Bruno a riceverlo, ma si alza, e scende in tribuna d’onore.   Passano i minuti, meno 25, 20, 15 dal fischio d’inizio, mi guardo attorno, e da Roma, resisi conto che Pizzul non è in impostazione, arriva l’ordine: “Nesti, stai pronto a cominciare tu…”.   Prendo la tabella degli appunti, e decido che il primo dei teorici interventi da opinionista diventerà l’introduzione della telecronaca: 2 minuti, 1 minuto, 30 secondi, si parte!   Mai come questa volta, forse, sento le orecchie puntate addosso di 30 milioni di persone, e, invece di agitarmi, mi carico di energia, sino a quando non giunge il momento di fermarmi.   Pizzul, avendo dimenticato il biglietto della finale in postazione, era stato bloccato dalla polizia, che, solo in seguito a molte insistenze, si era convinta a lasciarlo tornare in tribuna-stampa.   L’orgoglio di Pagliuca, Maldini, Albertini, Dino Baggio, Donadoni e Massaro sfida uomini scaricati dal nostro calcio, Taffarel, Branco e Dunga, al servizio di Romario e Bebeto.   Per 120 minuti, raccontiamo la sofferenza di Baggio, che cammina, frenato da uno stiramento, e lo stoicismo di Baresi, stupendo, ai limiti dell’impossibile, nello sbarazzarsi delle stampelle.   Poi, al momento dei rigori, saranno proprio loro a versare le lacrime della sconfitta, sbagliando dal dischetto come Massaro: 3-2 per Il Brasile, vincitore dopo 24 anni.   Quando vedo i sudamericani festeggiare, esprimo un pensiero sincero: “Abbiamo perso, ma lassù, c’è qualcuno che esulta, e dobbiamo esserne contenti anche noi: Ayrton Senna”.     LA MIA SOSTITUZIONE DI BRUNO PIZZUL https://www.youtube.com/watch?v=6M_8oWslvu8 (da 13’14” a 14’01”)

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