Le menti di Billy Milligan. Ovvero, una stanza piena di gente.

Creato il 06 luglio 2011 da Cristinapatregnani @CristinaOChrome
Una stanza piena di gente di Daniel Keyes (1982)Traduzione di Natalia Stabilini e Isabella C. BlumEditore: Editrice Nord (2009)pp. 544, € 19,00Si sta stretti in una stanza con molte, troppe, persone: soprattutto se alcune di queste non sono esattamente ciò che desideravi trovarti di fianco, gomito a gomito. Soprattutto se, oltre che all'età, anche le nazionalità, le lingue, la religione e gli accenti sono differenti. Quella sala riunioni a Lebanon,  dove, in una mattina fredda e nebbiosa di inizio marzo nel 1978, si ritrovano quattro psichiatri, un assistente sociale, tre avvocati - e, presumibilmente, almeno un poliziotto- piena di gente lo era per davvero. In realtà a riempire la stanza, ben più che questa folla di professionisti, sarebbe bastato quel ragazzo di ventitre anni dall'aria impaurita, con il viso nascosto da folti baffi e da una zazzera biondo grano. Quell'aria inquieta e quel far andare su e giù le ginocchia non dipendevano dal fatto che Billy Milligan fosse l'imputato in questione; perchè Danny, in quel momento, non capiva proprio cosa stesse succedendo e cosa volesse da lui quella gente. Così abbandonò il posto e fece arrivare Ragen, che parla con accento slavo, e per questo lascia sempre un po' sconvolti i suoi interlocutori. Sì, si stava decisamente stretti in quella stanza, e il dottor Harding Jr., direttore di una prestigiosa clinica, nonché autorità in campo psichiatrico, stava anche cominciando a sudare. Sembrava ci stesse mezzo mondo lì, a guardarlo con quegli occhi azzurri che ogni tanto era come se perdessero consistenza; come se chi ci stesse dietro si fosse assentato un attimo per lasciare la scena a qualcun'altro. Billy Milligan non lo sapeva ancora che quell'incontro, in quella stanzetta adibita a sala riunioni,con lavagne e matite, sarebbe stato il primo passo verso la sua assoluzione: sarebbe diventato famoso, il piccolo Billy; voglio dire, ancora più famoso di quanto non lo fosse già, con la sua quindicina di giorni di celebrità per aver rapinato e stuprato tre giovani donne. Sarebbe diventato, infatti, il primo uomo dichiarato non colpevole per infermità mentale; ma  dormiva.Certo, perchè quando si è in troppi in uno spazio ristretto, gestire la situazione diventa complicato e spesso l'unico modo per sopravvivere a una convivenza forzata è quello di isolarsi. Così Billy dorme, e lo fa per anni, lasciando che siano gli altri ad affacciarsi sulla porta e a interloquire con il mondo esterno. A turno, ognuno fa capolino e si arrangia, lasciando Billy nel suo stato di torpore. Quella mattina di inizio marzo, questa strana giuria di esperti dovrà capire, prima di decidere; dovrà constatare che in quella stanza, di persone, ce ne sono almeno una trentina (anche se nessuno arriverà a pensarlo o a dimostrarlo). Sarà una mattina decisiva anche per Billy Milligan e per la sua famigilia di coinquilini, che solo da quel momento vengono legittimamente riconosciuti come abitanti del posto.E a quel punto, cosa si deve fare di Billy e della sua “famiglia”? Dopo aver girato le carceri e gli ospedali di mezzo mondo, finalmente Milligan trova qualcuno disposto a crederci, a questa storia delle personalità multiple. Anche se sono talmente tante che a mettersi a contarle non ci si crede. Non si può credere neanche alle sue (pardon, alle loro) abilità: c'è chi suona la batteria e chi il sax, chi conosce lo slavo chi l'arabo, c'è chi dipinge ritratti al limite del vero e chi paesaggi malinconici. E poi come fa uno che il giorno prima si rannicchiava in modo scomposto in un angolo per la paura di essere picchiato, a guardarti con quegli occhi colmi di rabbia, e a sradicare un gabinetto dal pavimento?Non sarà facile, per gli uomini e le donne che si sono presi a cuore la questione, risalire alla summa, all'Uno, al Maestro: colui che è l'addizione delle sue parti. E, soprattutto, ancora più difficile sarà far capire al mondo chi è quest'uomo e cos'è diventato. Sarà difficile far accettare all'America degli anni Settanta, il fatto che uno stupratore non sia un criminale, ma una poetessa lesbica in cerca di calore umano. Sarà impossibile convincere le autorità a lasciare che per una volta il povero Milligan si prenda il suo spazio vitale, riattaccando giorno dopo giorno i cocci della sua vita. Daniel Keyes è lo scrittore barbuto che si fa in parte carico di questo fardello: registrare, testimoniare, assemblare, raccontare. Dalla A alla Z, dalla nascita alla morte; no, non vi ho svelato la fine. Sarebbe banale: Billy Milligan tecnicamente è ancora vivo; sta a voi decidere, dopo aver letto la sua storia impressionante, dove sta la A e dove la Z, in un alfabeto che è stato rimescolato come le lettere di un paroliere.

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