Le mie letture – Sogni d’inverno di Francis Scott Fitzgerald

Da Marcofre

Dexter sentiva che c’era qualcosa di desolante in quella primavera nordica, così come avvertiva un che di magnifico nell’autunno.

I soldi non fanno la felicità, si dice. Forse per questo gli statunitensi hanno inventato il Sogno Americano. Dove il denaro scorre a fiumi, e la felicità è il coronamento naturale all’impegno duro, quotidiano, del singolo. Ma si tratta pur sempre di un sogno, giusto?

Dexter è uno di quegli americani che arriva dalla piccola provincia americana, ma ha grandi ambizioni.

Quando fa il caddy (il ragazzo che sui campi da golf, porta la sacca con i bastoni del gioco), ha 14 anni, e incontra una ragazzina di 11: brutta, ma destinata a diventare bellissima. Forse consapevole del dolore che lei gli riserverà, o conscio delle pretese dell’amore, si licenzia.
E poi: l’amore senza successo, senza denaro, può davvero esistere? No, si capisce.

Qualche anno dopo infatti lo ritroviamo ricco, frequentatore di quel bel mondo al quale portava la sacca da golf; e naturalmente incontra di nuovo la ragazzina diventata ormai irresistibile. Tutto bene? No, non ci può essere alcun lieto fine, come si può intuire.

“Sogni d’inverno” è una specie di prova che Scott Fitzgerald affronta prima dei grandi romanzi che lo renderanno uno degli autori più popolari del Novecento. Lo scrisse nel 1922, lo stesso anno di “Belli e Dannati”, e ci troviamo i temi tanto cari a questo scrittore. L’amore per le frequentazioni importanti, le grandi case, il denaro, le serate trascorse a bere e a chiacchierare: il successo che riscatta da una vita tutto sommata onesta (quella dei genitori), ma incolore. La luce accecante che investe l’uomo quando col lavoro guadagna soldi, prestigio, e considerazione, e ne vuole ancora e ancora perché intuisce che è un suo pieno diritto.

A un’occhiata distratta pare il sogno di uno dei tanti arrivisti dell’America degli Anni Ruggenti, e forse qualcosa di vero c’è.
Ma quello che rende Scott Fitzgerald tanto interessante è che lui (e i suoi personaggi), considerano la ricchezza l’unico modo per godere delle bellezze della vita. Non è quindi arrivismo, ma necessità: solo il denaro permette davvero di vivere i giorni in modo irripetibile e unico.

Accanto a questo tema, non può mancare l’altro: l’amore. Lei (Judy) è simile alla protagonista di altre opere di Scott Fitzgerald e se si frequenta un poco questo scrittore, si sa alla perfezione quale fosse la sua ossessione (che finirà infatti per sposare). Ma qui l’autore non ci accompagna a vederne il destino melanconico. In un certo senso, ce lo fa “vedere” da lontano, e questo ci basta.

Sogni d’inverno” non è una delle migliori prove di Scott Fitzgerald; non che sia brutto, anzi. Chi per esempio non lo conosce affatto potrebbe accostarsi all’opera di questo scrittore anche con la lettura di “Sogni d’inverno” (iniziare con “Tenera è la notte” o “Il Grande Gatsby” va benissimo). Ma è pur sempre lui. Se esiste qualcuno che ha scritto e riscritto quasi degli stessi argomenti, è proprio Scott Fitzgerald. Ma non è affatto un suo limite, poiché buona parte degli scrittori non fa altro che riscrivere la medesima storia.

È il tentativo (secondo me riuscito solo in parte), di seguire la parabola del protagonista dall’adolescenza all’età adulta, presentandolo attraverso delle scene-chiavi. L’impressione è che ci sia più materiale interessante in ciò che resta fuori, che in quello che finisce sulla pagina, anche se può apparire sciocco parlare di qualcosa del genere. Ma forse no.

Se si accetta l’idea che un racconto o un romanzo non parlano soltanto al lettore, ma preparano l’opera futura, e in un certo senso la preannunciano… Allora questa storia è interessante soprattutto per quello che ancora non è focalizzato, e per questo non si trova qui. Ma nei romanzi che verranno. Quasi che Scott Fitzgerald avesse l’urgenza di scrivere (anche per questioni economiche?), eppure dovesse anche obbedire al bisogno di lasciar fuori dalle pagine elementi che gli sarebbero stati preziosi in seguito. E visto quello che lo scrittore ha prodotto, una tale decisione è stata saggia.

Winter Dreams – Sogni d’inverno di Francis Scott Fitzgerald.


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