Le mie priorità: sentimenti e romanticismo.

Creato il 30 settembre 2013 da Lorenzo Zuppini @lorenzozuppini
La seconda fase della, per ora riuscita, missione antiberlusconi è il farci credere che il governo si sta sfracellando contro il muro dell’odio a causa di Berlusconi stesso, ovvero di colui che da questa situazione sta ricevendo i danni maggiori. Per una sentenza passata in giudicato emessa da un tribunale di Cassazione palesemente parziale (vedi le rivelazioni del presidente Esposito prima della sentenza e sul Cavaliere) e successivamente per quel disgraziato voto della giunta del Senato basato su una legge ovviamente irretroattiva facendo però finta che non lo fosse, quindi applicabile ad un caso precedente alla sua emanazione, l’Arcinemico verrà sbattuto fuori dal Parlamento dove ce lo hanno ricondotto per l’ennesima volta quasi dieci milioni di italiani. Il senso di ingiustizia che questa valanga di liberali provano e la violenza che stanno subendo sono impressionanti. 
La nausea mista a rabbia che ho provato quando un amico mi ha detto “ma che te frega di Berlusconi, ci sono cose più importanti, come la stabilità governativa”, questa nausea vi assicuro che me la porto dietro ancora e sono passati diversi giorni da quella infelice uscita amichevole. Per quanto ormai siano al primo posto sulla scala dei valori l’alta finanza e le manovre milionarie, ma che dico, miliardarie, io non posso non dare importanza ai sentimenti e al romanticismo che hanno caratterizzato il ventennio berlusconiano e che continueranno a caratterizzare gli anni a venire perché dalla piazza Berlusconi nessuno lo può togliere. Piazza intesa come centro città e come contenitore di sentimenti posto sulla sinistra della cassa toracica. In molti incrociarono la spada con lui, e tutti ne uscirono con le ossa rotte, per ultimo ma non per imponenza della vittoria/sconfitta il democrat Bersani. 
Ed infatti questo è l’esempio lampante e migliore per mettere a nudo le deficienze della sinistra nostrana: Bersani vinse le ultime elezioni di un soffio proprio perché rientrò in campo il suo Arcinemico che lo costrinse a metter su governo insieme ed inevitabilmente anche a dimettersi, vista la follia omicida con la quale il progressista aveva tenuto in ostaggio il paese per quaranta giorni. Adesso Berlusconi farà la sua fine, in un modo o in un altro, e cioè sarà mandato a casa. Troviamo però la macroscopica differenza. Bersani si dimise volontariamente per la sua disastrosa decisione di baccagliare senza fine il popolo di Grillo, altro gran pezzente, Berlusconi dopo aver nuovamente preso il comando della situazione governativa verrà spedito fuori dal Senato grazie all’applicazione illegittima di una norma. 
Questo è il succo di due decenni di romanticismo sfrenato. Il vincitore che viene colpito alle spalle e che è obbligato a ritirarsi, ma resta il fatto che lui è ancora il vincitore, che uscirà ancora più rafforzato da questo paradossale frangente perché sa anche trarre il meglio dalle situazioni più disperate. Ma cosa pensate che ce ne freghi della stabilità se stiamo parlando appunto della stabilità governativa che il nostro leader aveva costruito dopo aver vinto le elezioni da solo? 
C’è evidentemente qualche testa dura che pensa di fregarci ancora col discorso della responsabilità, del fatto che l’Italia oggi ha assolutamente bisogno di un governo. Io dico che questi sono e saranno tempi di rivolte, ed essendone i protagonisti dei liberali le piazze saranno riempite in modo pacifico, ma pur sempre saranno piene. Non siamo mai stati sfacciati e non lo saremo nemmeno oggi, anche se la tentazione è forte. Le piazze saranno piene e le stanze del potere svuotate di chi compone il primo partito italiano. Continua la storia berlusconiana. 
Sentimenti e romanticismo prima di tutto!

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