Le mille e una notte è forse la più straordinaria raccolta di storie di tutta la letteratura. Dopo averlo letto, direi la più suggestiva. L’incipit del libro forse ai più esperti è noto: il sultano Shahriyar per vendicarsi dell’infedeltà della prima moglie decide di dormire ogni notte con una donna diversa e al mattino di farla uccidere dal Visir. In questo modo tutte le donne sarebbero rimaste ‘sue’ e non avrebbero mai avuto occasione di tradirlo. Shahrazad, colta e bella figlia del visir, decide di porre fine a questa strage: si offre come sposa al sultano e riesce ogni alba a scampare la morte grazie alla sua intelligenza: ogni notte racconta al sultano un pezzo di fiabe interminabili, bellissimi, e incastonate fra loro come in un sapiente gioco di scatole cinesi (appunto, Le mille e una notte). Riuscirà alla fine Shahrazad a sposare il sultano facendogli rinunciare alla legge disumana?
Viviamo nella narrazione le avventure di bellissime principesse, potentissimi re, geni dagli straordinari poteri, personaggi il cui nome è ormai divenuto celebre, come Aladino, Sindibàd il marinaio o Ali Baba. Il nucleo originario della raccolta, così come l’impianto della storia che fa da cornice, sono probabilmente d’origine indiana, ma già nel IX secolo ne esisteva una versione araba. Continuamente arricchita e rielaborata assunse la forma giunta fino a noi nel Quattrocento.