Sergio Pennacchini Giornalista freelance, scrive di videogame da troppo tempo per ricordarsi esattamente quando ha iniziato. Vive a Londra ma non è un cervello in fuga perché mancano le basi, cioè il cervello. Lo trovate su Facebook e Twitter.
Sega era quella matta. Se Nintendo era un samurai serio e rigoroso, pronto a tutto pur di difendere il suo giardino di ciliegi in fiore, Sega era un ragazzino punk e ribelle, quelli che ogni sabato sera invadono i vicoli di Shibuya, nel cuore di Tokyo. In Sega c'era un tempo in cui se tu entravi in una sala riunioni proponendo di realizzare una console portatile, però levandole lo schermo perché così siamo troppo avanti, non solo ti facevano realizzare il progetto, ma probabilmente ti promuovevano e ti regalavano anche un pupazzo di Sonic. La Sega di quegli anni, parliamo di fine anni '80 e inizio '90, è un'azienda magica, coraggiosa, ambiziosa, innovativa. E folle. Quella follia mai fine a se stessa, ma frutto della voglia di cambiare il mondo, di rendere felici le persone, quel tipo di follia che Steve Jobs descrisse in quel suo famoso discorso ai neo laureandi di Stanford: "stay hungry, stay foolish".
Il cielo è blu
Ecco, in quegli anni Sega era abbastanza sbruffona da usare una statua di Sonic a grandezza naturale come fermacarte. Ed era abbastanza sbruffona anche per tentare ogni possibile strada, ogni possibile innovazione, pur di superare la Nintendo e rendere il Mega Drive, o Genesis se preferite, la più grande console di sempre. Il Mega Drive nasce insomma con un compito davvero arduo. Nell'era degli 8 bit, quella della lotta tra Master System e NES, Sega accumula un distacco notevole da Nintendo, ormai leader indiscussa del mercato dei videogame, tanto in Giappone quanto negli Stati Uniti (in Europa la situazione è un po' diversa e meno definita per via del successo, qui da noi, di computer come Commodore 64 e Amiga, ma di questo parleremo un'altra volta). Nel 1988 arriva questo scatolotto di plastica nero, con la scritta 16-bit in bella evidenza, tanto a sottolineare che qui si fa sul serio, che questo è il futuro dei videogame. Della nascita del Mega Drive, dei suoi protagonisti, di Nakayama-san, Tom Kalinkse, di Hideki Sato e Masami Ishikawa e tutti gli altri, parleremo in un altro speciale. In questo vogliamo raccontarvi le mille forme che il Mega Drive ha preso durante la sua lunga e sfavillante carriera, che l'ha portato, anche se per un breve periodo, a superare persino sua maestà Super Nintendo nelle vendite in USA. Console laterali, spin-off strani, macchine prodotte da terze parti su licenza, console portatili, gadget per linee aeree: c'è di tutto. Macchine con nomi che sembrano usciti da una puntata dei Power Rangers, ma che erano troppo giusti. Tutto questo mentre Sega produceva capolavori su capolavori in sala giochi, anni in cui i cieli nei videogame erano blu, gli alberi verdi, e si correva a perdifiato su una Testarossa in riva al mare, con una bella bionda accanto. Anni indimenticabili, in cui Sega ha scritto la storia dei videogame. Cominciamo allora la nostra carrellata, e cominciamo ovviamente dalle basi.
Megadrive
La versione originale, il primo Mega Drive ad arrivare nei negozi. Forme leggermente squadrate, scritta 16-bit e logo in bella mostra. Aveva due ingressi per altrettanti controller, un leva per il volume e un'altra per l'accensione, che faceva quel bellissimo "clack" ogni volta che si azionava. Rimane in produzione fino al 1993, quando Sega introduce una versione più compatta e moderna della console, denominata Mega Drive II.
Megadrive II
Arriva nel 1993, anche in Europa, e in pratica è una versione "slim" del primo Mega Drive (ve l'avevamo detto che Sega era avanti, no?). Forme più arrotondate e raccolte. Ovviamente, siccome in Sega erano pazzi, vennero realizzate nuove versioni delle periferiche già disponibili come il Mega CD, il lettore CD-Rom, e il Sega Converter, periferica che si montava nello slot delle cartucce e permetteva di leggere i giochi per Master System.
Teradrive
Siccome anche in Giappone andavano molto di moda i computer, Sega decise che era arrivato il momento di fare qualcosa di diverso e realizzò il Teradrive, che debutta nei negozi nel 1991. Si trattava di un personal computer con processore Intel 80286, un processore che ai tempi era già vecchio. Ovviamente c'erano anche i chip del Mega Drive: il famoso Motorola 68000 e lo Zilog Z80, che assicuravano, grazie anche allo slot per le cartucce, la compatibilità totale con i giochi per Mega Drive. L'interfaccia era DOS, ma era possibile anche far partire la macchina in modalità "Mega Drive" per giocare. L'ultima versione aveva persino un hard disk da 30 megabyte. Il computer fu ovviamente un disastro, commercialmente parlando, ma oggi è merce molto ambita tra collezionisti. Molto raro da trovare, su Ebay le quotazioni per un esemplare nuovo, con scatola, arrivano anche a superare i duemila euro.
Multi Mega
Conosciuto anche con il nome di Sega CDX, il Multi Mega era una specie di versione ultraristretta del Mega Drive. In un corpo grande più o meno quanto un lettore cd portatile (un po' più grande del Discman di Sony, per intenderci), c'era tutto il Mega Drive, con tanto di slot per le cartucce e lettore CD. Ovviamente, siccome Sega era pazza, il Multi Mega non era compatibile con tutti i giochi del catalogo Sega e soprattutto non si poteva utilizzare insieme ad alcune periferiche come il 32X, a causa di problemi di surriscaldamento. Non è una console difficile da trovare, quindi la valutazione è meno elevata rispetto ad altre macchine presenti in questo speciale.
Mega Jet
Una vera e propria chicca per appassionati, una console totalmente folle che non aveva alcun senso, se non quello per cui era originariamente nata. La console nasce infatti da una collaborazione con la JAL, compagnia aerea giapponese. In pratica, era una versione portatile del Mega Drive, composta da un controller un po' più cicciotto con slot per la cartuccia. Il controller andava collegato a un piccolo monitor posto sul sedile. L'idea era che i passeggeri potevano "affittarla" per i viaggi più lunghi: a bordo c'erano diverse cartucce tra cui scegliere. L'idea migliore però arriva dopo: nel 1994 Sega decide di commercializzarla nei negozi (solo in Giappone). Ecco il Mega Jet, la prima (e unica?) console "portatile" senza schermo. In realtà non era nemmeno così portatile, perché andava collegata alla presa di corrente e ovviamente a uno schermo. Un progetto strambo persino per gli standard giapponesi, che non trovò particolare fortuna nei negozi. Dalle sue ceneri nacque il Nomad, il vero Mega Drive portatile.
Nomad
Eccola, la Ferrari delle console portatili. Il Nomad era in tutto e per tutto un Mega Drive, solo abbastanza piccolo da stare nel palmo di una mano (vabbè, facciamo due). Nato dal MegaJet, aveva gli stessi controlli (un d-pad e sei pulsanti), più uno schermo LCD da 320 x 224 pixel (il Game Gear, la prima console portatile di Sega uscita qualche anno prima, si fermava a 160 x 144 pixel) capace di visualizzare 64 colori su schermo. Il Nomad uscì solo negli Stati Uniti nell'ottobre del '95: in teoria era fantastico, ma le batterie duravano pochissimo (c'era anche un battery pack extra, ma la durata rimaneva inadeguata). La console non ebbe molta fortuna, anche se molti la considerano l'incarnazione definitiva del Mega Drive.
Wondermega
Ecco un'altra console con un nome degno di una puntata di Hurricane Polymar. Sviluppata da JVC/Victor (anche se in Giappone ci fu anche una versione commercializzata con il marchio Sega), il Wondermega era in pratica l'unione del classico Mega Drive con il MegaCD. In realtà, c'era anche altro: aveva un processore DSP per migliorare l'audio, un jack MIDI (a cui si poteva collegare una tastiera per creare musica), due ingressi per i microfoni per la funzione Karaoke, supporto per i CD+G (audio CD con grafica). Più avanti viene realizzata una seconda versione, Wondermega 2, che non ha più il processore DSP ma ha due controller wireless. Il Wondermega, che costava parecchio (in America arrivò con il nome JVC X'eye a circa 650 dollari), aveva anche l'uscita S-Video come standard. Questa è un'altra console abbastanza ambita tra i collezionisti, con valutazioni che si aggirano sulle diverse centinaia di euro.
Pioneer LaserActive
Prima dei DVD, prima dei Blu-ray, se volevi essere il più "cool" del pianerottolo, i film dovevi guardarli su Laserdisc. La possibilità di registrare video su disco senza alcun tipo di compressione permetteva una qualità visiva nettamente superiore alle più sfruttate VHS. Nell'ambito dei lettori Laserdisc, il LaserActive è senza dubbio quello più amato dal popolo dei videogiocatori. Infatti, oltre a poter leggere Laserdisc, CD audio e fare da Karaoke, il LaserActive, tramite dei moduli add-on venduti separatamente, poteva anche far girare i giochi Mega Drive, sia su cartuccia che su CD. Il modulo, chiamato Mega-LD Pac, non era l'unico disponibile per LaserActive. Volendo infatti si poteva acquistare anche il modulo LD-ROM, che permetteva di leggere dischi e cartucce del PC Engine e TurboGrafx 16.
Armstrad Mega PC
Il Mega PC era un computer che la Armstrad realizzò insieme a Sega e che debuttò nel mercato europeo nel 1993. Il computer aveva specifiche migliori rispetto al Teradrive. Il processore era un Intel 80386SX (accompagnato dall'immancabile Motorola 68000), aveva 1MB di RAM e, oltre al classico floppy disk, anche un disco rigido da 40MB. Oltre a supportare la modalità grafica SVGA, il Mega PC aveva ovviamente uno slot per le cartucce. Più avanti arrivò anche la versione Plus, con processore più potente e più memoria, ma in generale il Mega PC ebbe una diffusione limitata a causa di un prezzo elevato, soprattutto rispetto alla sempre più agguerrita concorrenza. Oggi è molto ricercato (e molto costoso).
Genesis 3
Una delle ultime incarnazioni del Mega Drive. Il Genesis 3 venne realizzato da Majesco e commercializzato nel 1998 come versione ultra-economica del Genesis (costava circa 50 dollari). E' la prima delle versioni "economiche" del Mega Drive, che ancora oggi vengono vendute con nomi e marchi diversi in mercati emergenti come il Sud America. Il Genesis 3 era una versione estremamente compatta del Mega Drive, con alcune rinunce. Non era compatibile con accessori esterni come il Mega CD, il Master System Converter o il 32X (anche se, con una piccola modifica, si poteva ovviare al problema) e non tutti i giochi giravano: alcuni prodotti che si basavano su chip esterni, come Virtua Racing, non funzionavano.
Neptune
Doveva essere l'ultima versione del Mega Drive, la più evoluta, la più potente. L'idea del Neptune partiva dal 32X, una periferica che aumentava la potenza del Mega Drive, ma che era complessa e costosa da produrre. L'idea di Sega era realizzare una console che includesse quella potenza, senza dover usare accessori esterni. La console avrebbe dovuto essere compatibile anche con i titoli Mega CD, ma quando il primo prototipo venne finalizzato, Sega era già pronta a lanciare il Saturn e così il progetto venne cancellato.