«Il lamento per la reificazione passa al di sopra di ciò che fa soffrire gli uomini, piuttosto che denunciarlo. Il male sta nei rapporti che condannano gli uomini all'impotenza e all'apatia, e che questi dovrebbero tuttavia cambiare: i rapporti - non gli uomini e il modo in cui essi appaiono loro - sono la prima radice del male». T.W. Adorno,Dialettica negativa, Einaudi, Torino 2004In cosa consistono di preciso i rapporti che gli uomini dovrebbero cambiare?Nei rapporti di potere, ovvero: nei rapporti tra chi ha il potere e lo esercita e chi non ce l'ha e lo "subisce", lo "patisce" in varie forme (democratiche o dispotiche, ecc.).Come viene giocato questo potere nelle relazioni umane? Secondo me, siamo sempre davanti a una dialettica del tipo padrone-schiavo. Evidente che vi siano sfumature diverse tra il passato e l'oggi.Stringiamo il discorso alle nostre società democratiche occidentali, alla situazione odierna di crisi di sistema.Si può parlare sulle cose di cui di solito non si può parlare? Si può non tacere?Quanta legittimità abbiamo noi schiavi di chiedere ai padroni di cedere parte del loro potere?
Ieri Stella & Rizzo sul Corriere scrivevano:
Tutto ciò pone a chi oggi deve chiedere sacrifici agli italiani un obbligo morale: per chiedere quei sacrifici deve farne. Dimostrando di volere dare davvero un taglio a un andazzo che appare sempre più insopportabile. Vale per il Palazzo, per lo Stato centrale, per gli enti localiTutto vero, arcivero, verissimo: sono anni che la Casta, eccetera.Ma perché non cambia nulla? Perché chi è seduto a tavola non può rinunciare alle portate che i camerieri continuamente servono, alzarsi e dire: «No, non mangio, non ho fame, sono a dieta».Come si può chiedere di riformare il sistema a coloro che beneficiano dell'attuale sistema, quale che sia?E si badi bene: questo andazzo sarebbe lo stesso anche se ci fossero altri attori al potere, anche io e te, amico lettore, diciamoci la verità: se noi schiavi avessimo certi privilegi saremmo così "eroici" da farne a meno?Ribadisco: Stella & Rizzo hanno ragione, non lo nego. La politica, in Italia soprattutto, costa lacrime e sangue ai cittadini. Ma siamo proprio sicuri che se, per incanto, la politica diventasse virtuosa e non ci fossero più sprechi e ruberie, e tutti prendessero il giusto, lo Stato sarebbe immune da questa crisi di sistema in cui è coinvolto?Io ho come l'impressione che, indipendentemente dalla volontà degli autori, l'operazione di Stella & Rizzo (e di tutti coloro che ne seguono le orme) sia un modo per deviare l'attenzione, per indirizzare il risentimento della moltitudine dei cittadini verso dei capri espiatori facilmente individuabili e riconoscibili, gli unici - al momento - in grado di attirare su di sé gli odi e i rancori della gente frustrata e prostrata dalla crisi.I politici belli paffuti sono pronti per finire in pentola, con la viva soddisfazione da parte dei loro deus ex machina.Non voglio certo difendere l'indifendibile. Vorrei soltanto che, accanto alla politica, fosse chiamato sul banco degli imputati anche un altro tipo di potere, secondo me molto più responsabile della crisi sociale ed economica nella quale siamo immersi: il Capitale e chi ne fa le veci.Limitandoci al minuscolo caso italiano la cosa sarebbe veloce da liquidare, anche perché abbiamo, unici tra i "grandi" paesi d'occidente, un capo del governo che veste da sempre entrambi i panni del politico e dell'oligarca capitalista.A me non piace fare nomi e mettere le dita negli occhi a qualcuno in particolare, anche perché i nostri capitalisti sono bambinelli che giocano con le squadre di calcio o con le autostrade, con gli scooterini o l'editoria, con la metallurgia o l'alimentare, con l'assicurazioni o l'energia elettrica, col petrolio o la criminalità organizzata o con insomma qualcosa che li pone su un piano di vita e condizione che al confronto le signorie di una volta impallidiscono.E chiudo su questo: come possono costoro che fuoriescono dalla moltitudine per eccesso di ricchezza (legittima o non legittima, frutto dell'ingegno o del casato) non inverare quanto sopra detto da Adorno, vale a dire che «i rapporti sono la prima radice del male» intendendo qui per me - magari impropriamente - i rapporti tra l'infinitamente ricco e l'infinitamente morto di fame?
Facendo due passi oggi per poco non pesto una grossa merda di vacca. L'ho schivata grazie allo sciame di mosche che, spaventate dall'ombra della mia scarpa, si sono alzate di scatto dalla loro "proprietà", volando a un dipresso. Le mosche del capitale, come diceva Volponi. Fintanto che l'odore sarà quello, loro - le mosche intendo - saranno padrone.