Le navi sulla sabbia

Creato il 16 maggio 2015 da Maria Materia @MariaMateria1

Era il quarto lago più grande al mondo... un giorno alcuni uomini iniziaro le loro grandi opere ed ecco che da quel momento cominciò la sua veloce metamorfosi: da grande lago divenne grande disastro ambientale.


Sul nostro Pianeta... forse il più eclatante disastro ambientale!


Il Lago Aral, tra Kazakistan e Uzbekistan, è ormai una distesa asciutta e salata... un enorme lago si è infatti ormai quasi completamente prosciugato. Come è stato possibile? Un solo colpevole: l'uomo e la deviazione delle l'acque di due affluenti allo scopo di i irrigare i campi di cotone e di riso.


Solo 50 anni fa il lago occupava 68 mila chilometri quadrati, nel 2004 l'area coperta si era ridotta a soli 17 mila, nel 2007 la sua dimensione non raggiungeva nemmeno i 7 mila chilometri quadrati ... oggi ancora meno... rimane solo un piccolo specchio d'acqua dove un tempo un enorme lago salato dava da vivere a si pescatori del luogo.
Il prosciugamento del Lago di Aral, non ha però solamente provocato danni economici alle popolazioni locali per gli effetti devastanti sulla pesca, ha anche modificato il clima rendendolo più freddo d'inverno e più caldo d'estate e, cosa ancora più grave,ha innestato un terribile circolo vizioso per cui a causa della riduzione delle sue acque si sono ridotte le precipitazioni anche nevose, e la riduzione delle pioggie a sua volta comporta ulteriore riduzione del lago.
E poi ancora un altro problema. L’antico letto del lago è ora una tavola di sabbia, polvere, sale, particelle e sostanze chimiche sollevate dal vento. Sospese nell’aria, hanno distrutto la vegetazione in un raggio di 150 chilometri provocando la  desertificazione in un’intera regione. Un incubo dal quale il lago non si risveglierà mai più.

Foto scattate dalla NASA che mostrano il prosciugamento del lago negli ultimi anni.


Questa storia, anche se apparentemente lontana dalla nostra Italia, rappresenta per noi un monito, è la storia di un uomo che messo di fronte al proprio insuccesso, di fronte all'evidenza che il suo modo di operare alla lunga distruggerà l'intero pianeta, continua imperterrito con il suo operato. Il territorio dell'Aral è ancora oggi ricco di campi di riso e di cotone... il lago è ormai un ricordo, ma l'uomo continua a spostare il corso dei sui affluenti. Rimane solo il piccolo Aral... che grazie alle cure delle popolazioni del Kazakistan sembrerebbe star bene.
Anche nella valle di Aral, come nella valle dell'Omo in Etiopia sono le coltivazioni intensive a provocare i danni più grandi, sono le deviazioni dei corsi d'acqua, che sconvolgento gli equilibri dei territori provocano danni a molti a fronte di ricchezze e profitti di pochi. Al momento il nemico peggiore del nostro Pianeta è l'uomo che con la sua opera continua a sconvolgere l'ecosistema, incurante degli effetti di ogni sua azione... ma alla fine il suo comportamento scellerato gli si ritorcerà contro. E mi tornano in mente le sagge parole dei Sioux :
"Quando avranno inquinato l'ultimo fiume, abbattuto l'ultimo albero, preso l'ultimo bisonte, pescato l'ultimo pesce, solo allora si accorgeranno di non poter mangiare il denaro accumulato nelle loro banche."