Le nebbie del passato di Andrea Marchetti

Creato il 11 novembre 2013 da Nasreen @SognandoLeggend

Andrea Marchetti:

Andrea Marchetti nasce a Marino il 27 febbraio 1966. Fin da ragazzo ama leggere molto e tenta di scrivere piccoli abbozzi di quella che diventerà la sua passione: la scrittura. Diplomato al liceo scientifico Touschek di Grottaferrata, si iscrive alla facoltà di Lettere e Filosofia dando qualche esame. Attualmente vive e lavora, in duplice veste di cuoco e scrittore, nel comune castellano di Grottaferrata, celebre per l’abbazia millenaria di San Nilo di rito greco bizantino e per essere diventato “La città del libro”, nonché per il clima salubre che si respira.

Sito: Andrea Marchetti

Titolo: Le nebbie del passato
Autore: Andrea Marchetti 
Serie: //
Edito da: Tullio Pironti Editore (Collana: //)
Prezzo: 12.00 € 
Genere: Giallo, noir
Pagine: 224 p.
Voto:

Trama: Le indagini del Maresciallo Leonardi a Montebello, un «piccolo centro appenninico, che ha i suoi segreti come Twin Peaks», nascondono ombre misteriose, che il protagonista cerca di individuare scrutando imperterrito tra i conflitti della comunità, scavando nell’anima di persone insospettabili che nascondono un lato peccaminoso e ambiguo, tentando di approdare alla raggiungimento della verità. Un avvincente romanzo, che «raccoglie il testimone lucarelliano» e mette a nudo una realtà peccaminosa e oscura, celata da pregiudizi e apparenze di un borgo esteriormente placido, abitato da cittadini che sembrano innocui e senza scheletri nell’armadio. Un suggestivo romanzo noir, tutto italiano sia per l’ambientazione che per la scelta di datare i fatti narrati in epoca post bellica. Un testo di ispirazione poliziesca, che rinuncia alla suspense e al ritmo serrato per far posto a una narrazione fluida e dal gusto pacato. L’assassinio di Olmo è il pretesto attraverso il quale il Maresciallo Leonardi dà avvio a un intreccio impeccabile, con gli spunti narrativi di cui si nutrono generalmente i thriller e con un occhio molto attento alle descrizioni delle location, fulcro attivo e pulsante della storia. Leonardo si troverà a fare i conti con un passato ingombrante e spinoso, ferito dagli orrori della Seconda Guerra Mondiale, e proverà a recuperare una dignità morale, degli ideali, tentando di risanare vecchie ferite e di trovare un senso alla vita.

Recensione
di Danylù

Il libro inizia benino, anche se il ritmo è molto lento. Purtroppo questa “rilassatezza” nella narrazione prosegue sino all’ultima pagina e, per quelli che sono i miei ritmi di lettura, l’ho trovato un particolare molto noioso.

Non ho gradito la totale assenza di suspance, che a mio avviso in un giallo, in un “noir” deve essere presente. Innegabile è la capacità descrittiva dell’autore, sia nei paesaggi che nei personaggi, ma questo particolare diventa parte preponderante dell’intero romanzo, riempiendo pagine di note paesaggistiche, inni a strade e palazzi, e talvolta a ripetizioni che coinvolgono soprattutto le caratteristiche di alcuni personaggi.

Ho apprezzato il modo in cui l’autore descrive “l’inverno di Montebello”, la spiccata capacità di far sentire nelle narici il freddo frizzantino di un paesello arroccato tra i monti, l’odore di neve e camino, il torpore tipico di chi in pieno inverno si sveglia in una stanza gelata, quando ancora i termosifoni non erano arrivati a darci il loro conforto.

La trama comunque è abbastanza “annacquata”, alcuni eventi sono forzati palesemente per dare una giusta conclusione al romanzo, dando l’impressione generale di un’esigenza a chiudere in fretta la storia. Onestamente apprezzo l’idea dell’autore di ambientare il racconto nel dopoguerra italiano, in un momento particolare della nostra storia che, in ogni caso, non si riesce a sentire a pieno scorrendo le pagine.

Se l’autore fosse un pittore credo che sarebbe perfetto come paesaggista. Come scrittore, a me personalmente (lo ribadisco) il suo stile non piace affatto. Come si fa a leggere un giallo senza colpo di scena? Alcune storie devono essere come fiumi in piena e questa invece è un lago nella bonaccia d’agosto. Se lo guardi per più di dieci minuti ti addormenti.

I personaggi tra l’altro sono molto stereotipati e alcuni scadono pericolosamente in vecchi cliché, abusati nel genere. Il Maresciallo Leonardi è il tipico investigatore (seppure più mollemente adagiato nelle sue indagini rispetto ad altri colleghi), l’appuntato Riccoboni è il tipico aiutante da “fiction”, un po’ imbranato e vittima inconsapevole di una moglie-padrona, dalle spiccate capacità culinarie. Le donne sono anonime. Il locandiere è il tipico locandiere, così il sindaco, il conte e il notaio.

Insomma non c’è alcunché di originale nella trama e neppure nei personaggi. E che votazione posso dare a questo romanzo? Mi spiace sempre dover giudicare negativamente opere nelle quali palesemente il creatore ha impiegato tempo, energie e passione, ma purtroppo un libro è arte, come lo è un quadro e alcune “regole” vanno rispettate. Non sono mai stata d’accordo (forse deformazione professionale dovuta ai miei studi?), sul detto: non è bello ciò che è bello ma è bello ciò che piace. 


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