Le Notizie più Social del 2015

Creato il 30 dicembre 2015 da Pedroelrey

Anche quest’anno — come già fatto nel 2014, nel 2013 e nel 2012 — Human High­way, società di ricer­che online che col­la­bora con DataMediaHub/Communication Factor[Y], pub­blica un estratto dei risul­tati di un anno di misu­ra­zione elen­cando le 202 noti­zie più dif­fuse sui social net­work [Face­book, Twit­ter, Lin­ke­dIn e Goo­gle Plus]

Nel 2015 si regi­stra una media di 1.05 milioni di con­di­vi­sioni di arti­coli di attua­lità sui social ogni giorno. Il dato è in cre­scita dell’88% rispetto all’anno scorso ed è stato otte­nuto ana­liz­zando oltre un milione di arti­coli pub­bli­cati nel 2015 da 100 tra i siti d’informazione più popo­lari del Web italiano.

Come ha rive­lato New­srup­tion, il 13% degli utenti Inter­net apprende una noti­zia dai social net­work, a fronte del 13.4% che afferma di averla appresa leg­gendo le testate online. Oltre il 95% delle con­di­vi­sioni è pro­dotta su Face­book, quindi su Twit­ter e in misura asso­lu­ta­mente mar­gi­nale su Goo­gle+ e LinkedIn.

Ana­liz­zando i con­te­nuti più con­di­visi si nota una netta pre­do­mi­nanza di noti­zie leg­gere. L’articolo più redi­stri­buito sui social, con oltre 500mila con­di­vi­sioni, “Il Papa: i geni­tori non rim­pro­ve­rino gli inse­gnanti ma i figli”, è di meno di 600 bat­tute. Al secondo posto si piazza “Dieci motivi per cui tua sorella più pic­cola è la cosa più bella che hai”, men­tre al terzo ritorna Corriere.it con “Pre­oc­cu­pati, ansiosi e appren­sivi? Siete i più intel­li­genti”, seguito da “Bal­late senza ver­go­gna e sognate la vostra vita per­ché l’estate mette sub­bu­glio. I com­piti per le vacanze di un prof di liceo” e da “L’amore non è mai stato così profondo”.

Per tro­vare qual­cosa di gior­na­li­sti­ca­mente rile­vante biso­gna arri­vare sino alla 14esima posi­zione con “Non in mio nome” su atten­tato di ini­zio anno a Char­lie Hebdo ma si tratta di una delle poche ecce­zioni con arti­coli della cate­go­rie Sto­rie, Curio­sità e Tempo libero a domi­nare asso­lu­ta­mente con, a titolo di curio­sità, l’articolo “Non pub­bli­cate su Face­book le foto dei vostri figli: un magi­strato svela i rischi” appena fuori dalla top ten con 164mila con­di­vi­sioni men­tre Mark Zuc­ker­berg se ne fa un baffo della que­stione.

Certo sap­piamo bene che spesso con­di­viso NON equi­vale a letto, ed infatti i dati del rap­porto AGCOM su “Infor­ma­zione e Inter­net in Ita­lia. Modelli di busi­ness, con­sumi, pro­fes­sioni” evi­den­ziano come nell’area dell’intrattenimento, quella della terza colonna dei “boxini mor­bosi” di mol­tis­sime testate, via sia un eccesso di offerta [ce ne era­vamo accorti anche “a naso”] rispetto all’effettiva domanda, all’effettivo inte­resse per que­sta tipo­lo­gia, come con­ferma anche il son­dag­gio pro­mosso da Ispi e Rainews24 e rea­liz­zato da Ipsos per misu­rare l’attenzione, l’interesse e il coin­vol­gi­mento per le noti­zie di poli­tica e cro­naca inter­na­zio­nale degli ita­liani, ma resta comun­que un feno­meno interessante.

Se le con­di­vi­sioni, spesso gui­date da moti­va­zioni di diverso tipo, creano sicu­ra­mente brand aware­ness l’immagine di marca dei new­sbrand ne esce dav­vero appan­nata. Per un pugno di click, e di euro, si pro­pon­gono con­te­nuti ad ele­vato con­te­nuto emo­tivo che con­tri­bui­scono a svi­lire la già offu­scata imma­gine dei media del nostro Paese per­pe­tuando il cir­colo vizioso al ribasso.

È l’era del disin­canto digi­tale. come sug­ge­ri­sce l’Osservatorio Demos-Coop su “Gli ita­liani e l’informazione” giunto alla nona edi­zione. Per la prima volta infatti Inter­net viene guar­dato con pru­denza dagli stessi utenti abi­tuali della Rete. Certo: resta ancora lo spa­zio dove l’informazione appare più libera e indi­pen­dente [36%]. Ma que­sta con­vin­zione appare in calo signi­fi­ca­tivo: 4 punti per­cen­tuali in meno solo nell’ultimo anno. Anche la fidu­cia nella rete sta dimi­nuendo. Oggi è espressa dal 37% degli ita­liani: 3 punti meno di un anno fa, oltre 10 rispetto al 2013.

Abbiamo ancora tanto, ma dav­vero tanto lavoro da fare. Certo la tec­no­lo­gia, e la neces­sa­ria acqui­si­zione delle rela­tive com­pe­tenze, ci sarà di aiuto, di sup­porto, ma senza un’adeguata cul­tura d’impresa all’interno delle reda­zioni la strada è dav­vero tutta in salita.


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