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Le notti bianche di Pachuca ovvero Cielito lindo, un bradipo in Messico – Prima parte -

Da Danilo Baccarani @dumbbac
Compendio semiserio alla conoscenza della città di Pachuca e del popolo messicano.Era una notte splendida, una di quelle notti che capitano soltanto quando si è giovani...Fëdor DostoevkijPachuca, Hidalgo. Messico(2400-2800 s.l.m)Mi fanno male le dita delle mani. Anzi, per essere precisi i polpastrelli. Il vento si alza sempre più forte nel pomeriggio assolato di Pachuca de Soto. L’aria è rarefatta. Il clima secco. Si fa fatica a respirare anche solo dopo aver camminato.Pachuca. Un po’ Bergamo, un po’ Trieste. Ci si aspetta una Pachuca de Sopra o de hura, come dicono alle latitudini lombarde, ma ci si accontenta di questa piccola cittadina (250mila abitanti) adagiata tra le montagne scoscese di un affascinante altipiano.Il cielo è azzurro.Il vento a 75-90 kmh decreta il soprannome della cittadina: La bella airosa.La polvere portata dal vento invade l’ufficio e le solerti donne delle pulizie vengono a limpiar il nulla ai gringos italianos.Non si può pulire nulla, perchè alla prossima folata saremo punto e a capo. I messicani sono così. Scavano la buca e la ricoprono. Solerti e silenziosi come mai avrei immaginato.Io preferisco i tramonti (Cit.)Già, i tramonti. Qui sono straordinari. Ma il sognatore, costretto da un malvagio fuso orario, riesce a godersi anche l’alba.Per la precisione tutte, da quattro giorni a questa parte. Ore 5, occhi spalancati, un po’ di adrenalina, un po’ di fuso orario, un po’ di arrendevolezza al tremendo e sfiancante continuare a girare e rigirarsi nel letto.E così, il sipario della stanza si apre e attraverso le vetrate del terzo piano dell’Hotel Camino Real, si attende il rapido avvento della luce. Lattiginosa, violenta, devastante.Il sole già caldo dalle prime luci del mattino.Caldo e intenso.Come un abbraccio.

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