Merano come tradizione da 24 anni, si prepara alla nuova edizione del suo WineFestival l’evento in cui passato, presente e futuro del vino e della gastronomia trovano spazio per il confronto, la conoscenza, l’incontro delle esperienze.
Il giorno dopo, come di consueto da 9 anni, bio&dynamica proporrà una selezione di vini biologici, biodinamici e naturali accompagnato nel pomeriggio dalla novità Cult Oenologist che si potrebbe definire evento nell’evento (a seguire vi sveliamo i nomi dei protagonisti che lo renderanno speciale). Nei giorni seguenti oltre 450 case vitivinicole tra le migliori in Italia e nel mondo, quasi 200 artigiani del gusto, selezionati tra i MeranoWine Award e Culinaria Selection, andranno in scena proponendo il meglio della loro produzione a operatori, appassionati e giornalisti italiani e stranieri, replicando anche in questa prossima edizione la magia unica che rende speciale il Merano WIneFestival. Chef di fama internazionale sfideranno in una gustosa competizione tutta da scoprire, nella Merano Chef’s Challenge, le Contadine dell’Alto Adige e le loro ricette della tradizione.
Franco Bernabei. Lo chiamano mister Sangiovese, per via della sua familiarità con il vitigno re d’Italia, ma anche l’interprete del vino, perché in ogni vino prodotto vuole interpretare l’espressione del territorio di provenienza. Presente tra l’altro con Felsina, Fonto di Folonari, Selvapiana, Trabucchi D’Illasi, Casalfarneto e Antichi Poderi di Jerzu dalla Sardegna.
Maurizio Castelli è considerato uno dei più fini conoscitori del sangiovese perché riesce a registrare le differenti tonalità espressive di cui la varietà si fa portatrice. Sceglie per scelta piccoli produttori, cantine sociali e zone dove raramente qualcuno penserebbe mai di imbattersi. Presente con Bastianich, Badia a Coltibuono, Castello di Radda, Mastrojanni, Poderi Boscarelli e Barberani dall’Umbria.
Giuseppe Caviola crede fortemente nella qualità che ogni vitigno può offrire intervenendo il meno possibile in cantina perché ogni vitigno può essere ottimo se frutto di tanta cura e passione. Presente con Maison Anselmet, Damilano, Ca’ Rugate, Petra, Sette Ponti, Umani Ronchi.
Stefano Chioccioli si definisce agronomo prima che enologo. È uno dei più affermati enologi italiani: ha lavorato per moltissime aziende di prestigio firmando vini nazionali e persino alcuni Château francesi. Presente con Livio Felluga, Baracchi, Il Borro, Scacciadiavoli, Chateau La Baronne dalla Francia e dall’ Ungheria Sauska.
Roberto Cipresso è considerato uno dei più importanti enologi a livello mondiale, grazie ai numerosi riconoscimenti ottenuti. Ideatore del progetto Winecircus: una cantina-laboratorio nel territorio di Montalcino, che svolge attività di ricerca in collaborazione con le principali università italiane. Presente con Azienda Ribote, Lisa dal Maso, Venissa, Podere Lentisco, Cerulli Irelli e dalla Sardegna, Toscana e Basilicata i vini di Roberto Cipresso.
Riccardo Cotarella è un grande conoscitore dei differenti territori, sia italiani che esteri e riesce ad interpretarli in modo egregio dando vita a vini di grande pregio ed eleganza. Presente con Coppo, San Patrignano, Castello di Volpaia, Falesco, Montevetrano, Galardi.
Luca D’Attoma. Sperimentatore è il termine che meglio lo rappresenta in quanto, libero da schemi e preconcetti ha come unico fine quello di valorizzare al massimo vitigni e territori con un lavoro fatto di ricerca della perfezione e umiltà, uniti a creatività e intuito. Presente con Duemani, Fattoria Le Pupille, Tua Rita, Le Rose, Fattoria La Valentina e Terre Costantino dalla Sicilia.
Carlo Ferrini considera la sua più grande sfida l’andare a cercare terreni nuovi per fare la vigna visto che, come dice “un grande vino si può fare anche sfruttando la cantina, però il grandissimo vino si fa solamente in vigna”. Presente con Tenuta San Leonardo, Barone Ricasoli, Petrolo, Podere Sapaio, Il Pollenza, Masciarelli, Tasca D’Almerita dalla Sicilia.
Salvo Foti. L’enologo siciliano che ha un debole per i vitigni autoctoni della sua terra e che punta tutto sul terreno, perché “solo una pianta di vite equilibrata, una vigna in armonia con l’ambiente, che non ha bisogno di apporti esterni, può dare un vino complesso, equilibrato ed elegante”. Presente con Federico Graziani, Gulfi, I Custodi delle vigne dell’Etna, I Vigneri, Manenti, Tenuta di Castellaro tutti dalla Sicilia.
Luigi Moio ha scoperto e valorizzato innumerevoli vitigni autoctoni del sud Italia ed è paladino dell’importanza del rilancio non di un vitigno, ma di un intero territorio. “Il Grande Vino – racconta – è risultato del grande lavoro in vigna e del rispetto umano dell’uva di partenza perché la perfezione non è nell’uomo, ma nella natura”. Presente con Antonio Caggiano, Luigi Maffini, Marisa Cuomo, Michele Moio, Quintodecimo e Barone di Villagrande.
Tutte le foto sono di Mattia Pagani
Di Giuseppe Arena