Gregory Crewdson
Come tutte le persone che hanno la presunzione di giudicare, anch'io spesso cado nella trappola del parlare senza sapere di cosa parlo e del giudicare per il gusto di farlo. Credo sia una malattia piuttosto diffusa. Vi capita mai? Dico di sentirvi sporchi, dopo aver detto qualcosa che sapete, in cuor vostro, non essere completamente giusta? Che la realtà è più complessa e storie varie? Bene questo è uno dei casi in cui dopo aver finito di scrivere mi sentirò un po' sporco e ipocrita, con un peso sulla coscienza che deriva in parte dall'aver scritto una premessa che è volutamente una paraculata.
Io vedo la gente che è triste, ed in parte è perché lo sono anch'io. Vedete persone che sprecano la propria vita in cose inutili perché non sanno dove andare? Io sì. Vedete nella metropolitana, a mezzanotte, accanto ai barboni gente appena uscita dal lavoro e non ne distinguete l'infelicità? Io sì. Vi capita mai di sentirvi come loro? Opachi e offuscati, con un grande peso che vi opprime? E' la tristezza moderna. Qualcosa che vi schiaccia come un grande attacco di panico, non appena siete da soli e il vostro cervello pensa? Siate sinceri dai. Quando una sottile nube vi avvolge la mente e una leggera tenaglia tira in basso per asportarvi lo stomaco e vi guardate intorno e non sapete che fare perché la solitudine vi minaccia? E' la vostra coscienza che vi chiama, datemi retta; per fare i conti con voi stessi, con quello che volete. E non appena queste cose si riaffacciano, capita in certe ore del giorno, quando si è più stanchi, lì arriva il colpo, come una tristezza, una noia e una depressione che non sai spiegare. Qualcuno dirà che non ha il tempo per queste cose, che è impegnato e via dicendo, ma vi sto solo consigliando di ascoltarvi, perché non potete scappare per sempre.
Vi dirò anche quando capita a me; quando mi viene un attacco: ad esempio prima di iniziare a scrivere questo; esattamente quando non arrivo al punto di qualcosa, quando sento di non aver dato o detto il necessario; quando vorrei che le cose fossero un tantino di più di ciò che sono. Una tensione irrealizzata. A me capita ogni giorno, ma sono io. Certe persone vivono meglio con se stesse di quanto io non faccia. Se non riesco in qualcosa come mi aspetto, allora poi nascono i problemi.
Intendiamoci, vi sto dicendo tutto queste cose perché le vedo accadere intorno a me. Persone che sprecano la propria vita; persone secondo cui io starei sprecando la mia; persone di cui dico queste cose, che magari le dicono di me. La differenza tra di noi sta nel fatto che loro sono quelli che vivono con una relativa quiete. Loro sono quelli che sanno tutto, che vanno alla loro bella università, che dopo avranno un bel lavoro da schiavi e non si chiedono mai se è quello che vogliono fare. Perché sono in una specie di corrente che li trasporterà lontani nella loro bella esistenza cieca e obnubilata. Ogni tanto, però, vedono le cose davvero come stanno, come delle brevi epifanie, come dei fari in un mare di nebbia. Quelle domande così rare che io mi pongo ogni giorno. Credo però che prima o poi tutti debbano fare i conti con se stessi, con la propria esistenza e con quello che davvero hanno scelto di essere, sempre se si sceglie di essere qualcosa. E più tardi lo fai, peggio dev'essere suppongo. Già a vent'anni è stata dura, e non penso ai quaranta come ad un opzione. Magari ne arriverà una anche lì. Ed oggi è veramente facile cercare di spegnere questa voce interna che abbiamo. Possediamo così tanti modi di distrarci che uno non sa più cosa farsene. Internet, i social network, dove alcuni di noi possono facilmente ottenere un po' di autostima gratuita, videogiochi, film, televisione e via dicendo. Meccanismi che sviluppano una sorta di dipendenza emozionale e la percezione di te svanisce in una nuvola di emozioni indotte da ciò che vedi, ma che non fanno parte di te.
Lo stesso avviene criticando gli altri, disconnettendo temporaneamente il cervello dalla tua situazione. Il gossip è il miglior modo per sentirsi migliori.
La tristezza ti viene quando ti scolleghi temporaneamente da questo mondo virtuale in cui non sei te, e ti vedi per quello che veramente sei in una luce sinistra e straniante.
Per questo le nostre nuove droghe di oggi sono le distrazioni e la critica degli altri, che ci permettono di sopportare questo gran peso che non ci fa respirare, che schiaccia le ossa e ti arrossa gli occhi e non sai perché.
Il mio antidoto alla tristezza? E' affrontare i problemi, perché di alcune cose non ti liberi mai, neanche con le droghe vere. (Che ci piace prendere per motivi simili.)
*L'autore, nonostante abbia scritto queste cose, non crede di far buon uso dei suoi stessi consigli.
*Questo post non costituisce un rimedio medico-chirurgico.