Savino: un collega mi ha chiesto di passare con un altro partito, l’ho gelato
Le «orfanelle» del Cavaliere
«Cambiare partito? Mai»
Le giovani parlamentari: leali al premier, tiene all’Italia
ROMA — Orfanelle. Le chiamano così. In Transatlantico c’è gente che, certe volte, riesce a essere piuttosto perfida. Però è vero che sta venendo giù tutto molto rapidamente, nulla sarà più come prima. Pure per loro. Le parlamentari preferite dal (quasi ex) premier Silvio Berlusconi.
Niente più sorrisi e sorrisetti. Niente più bigliettini (da recapitargli sotto lo sguardo invidioso delle altre). Niente più corse sfrenate giù per le scalette dell’emiciclo, per andargli a urlare, alla fine di ogni voto di fiducia, «evviva presidente!», «grande presidente!», «sei unico presidente!».
Fine. Facce di circostanza. Parole di circostanza.
Dispiaciuta?
«Devo parlare da deputata, vero?».
Sì, certo.
«Beh, allora le dico che Berlusconi non è riuscito a completare la sua opera per l’assedio dei giudici. Costretto, fino a notte fonda, a studiare le linee difensive con gli avvocati e…».
Poi, a un certo punto, gli avvocati andavano via.
«Andavano via e lui faceva quello che gli pareva, sì. E allora? È reato rilassarsi un po’?».
Gli vogliono un mondo di bene.
Leali, fedeli.
Gran sguardo. Il sito Dagospia l’ha soprannominata «la topolona»: 34 anni, una laurea in economia e commercio all’università di Bari; quando salì a Roma, andò a vivere nello stesso appartamento di Sabina Began (più nota come Ape Regina, la preferita del premier) e a lavorare nell’ufficio stampa dell’Udc. Candidatura improvvisa, nozze: il premier è testimone e, proprio a quel matrimonio, stringe definitiva amicizia con Gianpaolo Tarantini detto Gianpi, l’imprenditore barese incaricato di reclutare ragazze per gli allegri party di palazzo Grazioli.
(La Savino ora risponde al telefono cellulare con rara cortesia).
«Non vorrei che la nostra chiacchierata si riducesse al solito pezzo sulle “papigirls”… Mi piacerebbe emergesse anche altro…».
Per esempio?
«Beh, mi sembra sia in corso un’eccessiva drammatizzazione. In fondo, il presidente resta tra noi, o no?».
Continui.
«Scriva che io non vacillo come tante… un po’ di riconoscenza non guasta. Specie se si è davanti a un uomo che è umanamente eccezionale, pazzesco».
La voce trema: «…eccezionale, pazzesco».
«Non vorrai mica ritirare fuori la storia del bigliettino?».
Sì.
«Ma no…».
Ma sì.
«Ma perché?».
Perché è divertente e, a suo modo, emblematica.
Allora: da poco iniziata la legislatura, Aula semivuota, Berlusconi nota la Giammanco e la De Girolamo regolarmente al loro posto. Così prende un biglietto, e scrive: «Gabri, Nunzia, state molto bene insieme! Grazie per restare qui, ma non è necessario. Se avete qualche invito galante per colazione, vi autorizzo ad andarvene». Nel retro: «Molti baci a tutte e due!!! Il “Vostro” presidente».
Un commesso recapita il biglietto.
Loro rispondono così: «Caro… (dolce presidente?) gli inviti galanti li accettiamo solo da lei».
Carine. Affettuose.
Anche se sono a 8 mila chilometri di distanza.
«La decisione assunta da Berlusconi dimostra quanto tiene all’Italia».
di Fabrizio Roncone, www.corriere.it, novembre 2011