Le origini storiche dei fondi comuni di investimento in Europa sono incerte, ma la paternità viene attribuita ad un turco, trapiantato negli Usa, che nella crisi del 1929 aveva assistito alla distruzione di molte fortune personali. I fondi comuni furono la risposta ai tracolli borsistici ed alla grande depressione economica dell’epoca, per cercare di porre un rimedio con soluzioni alternative, ai rischi che l’investimento individuale comportava (incompetenza e risorse limitate), specie nei momenti più critici dei mercati azionari. Infatti, avere una consistente disponibilità finanziaria da investire su più titoli e su più mercati, gestita da professionisti qualificati e competenti, per diversificare e diminuire i rischi, sono i pilastri su cui si basa la strategia dei fondi comuni.
Bernard (Bernie) Cornfield, nato a Istambul il 17 agosto 1927, alla fine degli anni Sessanta e fino al 1971, divenne un protagonista del mercato finanziario aprendo le porte ai fondi comuni in Europa, dove ancora
erano sconosciuti. Cornfield aveva prestato servizio militare nelle forze militari statunitensi di stanza in Germania e, congedatosi, aveva avuto l’idea di vendere fondi comuni americani ai connazionali che risiedevano allora in Germania.
Visto il successo di questa iniziativa, ebbe l’idea di vendere i fondi comuni americani anche ai tedeschi. Aveva visto giusto ed in breve l’attività di questo mago della finanza si allargò in Europa. L’organizzazione era praticamente la solita catena di Sant’Antonio (l’odierna Multilevel), con la classica struttura a piramide. La sede centrale fu installata a Ginevra, nella permissiva Svizzera, e la società si chiamò IOS (International Overseas Service).
Per il mercato italiano veniva creato Fonditalia, gestito dalla società fiduciaria Fideuram (Fiduciaria Euroamericana), che era addetta a raccogliere il denaro degli investitori. In Italia fu un grande successo e, in pochi mesi, in tutte le regioni italiane, vennero reclutati venditori con lo scopo di ricercare altri collaboratori e sottoscrittori. Tutti guadagnavano e, attraverso meeting e congressi, veniva trasmesso entusiasmo e carica. Vennero coinvolti barbieri, casalinghe, studenti, commessi di negozio, insegnanti, i quali, in pochi mesi portarono nelle casse della Fideuram e della IOS qualcosa come 150/200 miliardi di vecchie lire, che per allora era una cifra veramente imponente.
Ma poi, come era prevedibile, le cose cambiarono. La prima crisi petrolifera degli anni Settanta, la fine del sistema dei cambi fissi, la crisi economica, accellerarono la fine dell’impero di carta di Cornfield che finì in galera, e la Fideuram e i soldi di decine di migliaia di investitori correvano il rischio di sparire. Lo Stato, per evitare un danno sociale, che avrebbe avuto conseguenze disastrose, decise di far intervenire l’IMI (Istituto Mobiliare Italiano) che rilevò dalla IOS la Fideuram ed il Fondo lussemburghese Fonditalia.
Questa forma di investimento in Italia arrivò quindi agli inizi degli anni Settanta con i fondi lussemburghesi autorizzati, come appunto Fonditalia. Ma ufficialmente i fondi comuni di investimento, nel nostro Paese, sono stati istituiti nel 1983 con la legge n. 77 del 23 marzo. Il resto è storia recente.