Stefano Mancini
Stefano Mancini è nato a Roma, nel 1980, dove vive tuttora. Laureato in giornalismo nel 2004 e iscritto all’Ordine dal 2005; attualmente lavora come redattore presso un’importante agenzia di stampa. “Le paludi d’Athakah” è il suo terzo romanzo fantasy, dopo “Il labirinto degli inganni” (AndreaOppureEditore, 2005) e “La spada dell’elfo” (Runde Taarn Edizioni, 2010).
Sito: http://www.stefanomancini.eu/Home.aspx
Pagina FB dell’autore: https://www.facebook.com/stefano.mancini3?ref=ts&fref=ts
Autore: Stefano Mancini
Serie: //
Edito da: Linee Infinite Edizioni (Collana: Phantasia)
Prezzo: 15,00 €
Genere: Fantasy
Pagine: 566 p.
Voto:
Trama: Re Aurelien Lathlanduryl, signore di tutti gli elfi, non riesce a dormire: l’alba è prossima e il suo esercito, pur ridotto allo stremo, dovrà presto tornare all’attacco. Di fronte un’enorme armata di uomini, orchi e goblin, accanto solo i fedeli alleati nani. La vittoria gli garantirebbe il dominio assoluto sull’Athakah; la sconfitta lo costringerebbe a tornare con la coda tra le gambe nell’isola di YnisEythryn, rinunciando per sempre ai propri sogni di gloria. Consapevole dell’alta posta in palio, il giovane sovrano non esita a mettere in gioco la propria vita in una sortita contro Kurush Lamadisangue, Sommo CapoOrda e leader indiscusso delle forze nemiche. Al suo fianco solo gli amici Eutin Ilian’Kah ed Erendil Dal’Vhar, oltre ai due temuti e rispettati sovrani del popolo dei nani, Karzan Harald e Hankar Grumbar, che non hanno alcuna intenzione di lasciargli tutta la gloria. Il duello, reso ormai inevitabile dall’evolversi degli eventi, finirà così per decidere non soltanto le sorti dell’Athakah, ma darà anche l’avvio alla storia, che si snoderà lungo il corso di innumerevoli secoli, attraverso la favoleggiata Età dell’Oro di elfi e nani e attraverso le vicende dei suoi tanti protagonisti, eroi destinati a divenire leggenda. Ma mentre la trama ricca di colpi di scena scioglie via via i suoi tanti interrogativi, ci si avvicina all’imprevedibile epilogo, una conclusione in cui il Fato, o forse qualcuno che trama nell’ombra, ci metterà del suo, portando gli antichi alleati, i due più potenti imperi mai esistiti, sull’orlo del più sanguinoso conflitto che la Storia abbia mai conosciuto.
Recensione
di molly68
“Pur a tanti decenni di distanza, Aurelien ricordava le vele bianche
sullo sfondo assolato delle spiagge di YnisEythryn, così come
ricordava le voci delle migliaia di guerrieri al suo comando.
Quell’immagine l’aveva colpito a tal punto, che rammentava
di essersi concesso un lusso altrimenti negato ai re: aveva pianto.
Poche aspre lacrime gli avevano rigato il volto, mentre le orecchie si
beavano al suono delle onde infrante dalla prua della nave.
Perfino adesso, se faceva attenzione, riusciva a riesumare dalla massa
informe dei suoi ricordi l’odore dell’acqua salmastra di
quel giorno e del legno ancora fresco del ponte della sua nave.”
Elfi, nani, orchi… Il pensiero vola alla Terra di Mezzo, inevitabilmente. Tolkien docet e resta lì, irraggiungibile.
Cosa si potrebbe inventare, allora, perché un fantasy così dichiaratamente “classico” diventi originale? Stefano Mancini raccoglie la sfida e mette in pratica la brillante intuizione di raccontare la storia da un altro punto di vista, esplorando quel passato che tutti diamo per scontato e che nessuno ha finora preso in considerazione: da dove proviene l’antica rivalità tra elfi e nani, uno dei più potenti e radicati cliché del genere?
Se un fantasy è “classico”, ci si aspetta che parli di cose tradizionalmente legate ai topoi che riguardano le avventure di certe razze leggendarie; e se è “fantasy” lo è proprio perché rispetta dei canoni ben precisi, atti a identificare il genere. Il lettore di genere sa cosa vuole trovare in un romanzo, ma al tempo stesso chiede che ciò gli venga raccontato in modo originale.
Da buon fantasy classico, dunque, il libro parte subito comunicando al lettore il suo ampio respiro. Dalle pianure devastate da una guerra sanguinaria e lunghissima, Mancini si muove lentamente verso il cuore della complessa vicenda, per poi aumentare il ritmo, arricchire lo sfondo di personaggi, popoli, storie tragiche ed eroiche, per niente scontate e capaci invece di appassionare.
Non ci sono quindi novità particolari in questo corposo romanzo, ma la prosa scorrevole, l’abilità particolare dell’autore nell’intessere intrecci che attraversano ere, la scioltezza nello strutturare i dialoghi -a mio parere il vero punto di forza del romanzo- tutto questo fa de Le paludi d’Athakah una piacevole e interessante lettura.
Con un linguaggio moderno, Mancini aggira ridondanze e lunghe digressioni, sempre in agguato tra le pagine di un fantasy di stampo tradizionale, e reinterpreta la prosa classica, rendendola fluida e accattivante, sintetica e diretta.
Varie sottotrame s’intrecciano nel corso della narrazione e rendono avvincente l’epica relazione tra le due razze più note dell’immaginario fantastico; l’autore ci racconta dell’alleanza che si trasforma in rivalità snodandosi attraverso i secoli e ci porta, senza mai annoiare, a un finale inatteso e in un certo senso aperto.
Un romanzo per chi ama gli epic fantasy e ha voglia di scoprire le vere motivazioni per cui un giorno Gimli e Legolas arriveranno a scambiarsi una battuta come questa:
“Chi l’avrebbe detto di morire, fianco a fianco a un elfo…?”
“E invece, fianco a fianco a un amico…?”