C’era una volta la politica, buona o cattiva, onesta o corrotta, lungimirante o col fiato corto, ma era pur sempre politica che si poneva come obiettivo la risoluzione dei problemi che riguardavano la comunità. Si poteva essere d’accordo o meno sulle modalità degli interventi, sugli orizzonti programmatici, sulla credibilità degli ideali che sostenevano le diverse azioni politiche, ma non si poteva negare che permaneva un minimo di adesione delle parole ai fatti.
Poi, vent’anni fa, entrò in scena il capocomico, l’imbonitore catodico e le parole divennero alate ( L’Italia è il paese che amo, ricordate?) e i fatti rimasero indietro, fino a sparire dalla linea dell’orizzonte. E per vent’anni tutti a seguirlo sul suo terreno per insipienza politica, certo, ma soprattutto per disperazione, credendo Berlusconi lo specchio più fedele degli italiani e, di conseguenza, da imitare, in qualche modo, per avere la speranza di batterlo in termini di consenso.
Ora che il dopo Berlusconi è iniziato, ci si rende conto che il vero problema non era e non è Berlusconi. E neanche il berlusconismo. E tantomeno l’antiberlusconismo. Il cavaliere è responsabile della sottocultura che ha rovesciato sull’Italia negli ultimi trent’anni, ma non del fatto che tutti i politici abbiano cercato di imitarlo, in un modo o nell’altro. Non è colpa sua se gli altri si sono omologati al suo stile di marketing. Non è colpa sua se gli altri, sperando di ripetere il successo della sua pantomima da uomo della provvidenza, si sono dedicati talmente tanto a costruirsi addosso pantomime altrettanto efficaci da non aver avuto tempo da dedicare ai fatti.
Per questo, oggi, i protagonisti della politica non sono in grado di essere quello che vorrebbero essere. Così, ci si ritrova davanti alla pantomima del pragmatico responsabile e a quella dell’oppositore; alla pantomima del liberale e a quella del rivoluzionario, fino alla pantomima del riformatore, vero asso piglia tutto del futuro della pantomima politica italiana. Temo che per uscire da questo vicolo cieco sia necessario passare per una catastrofe.