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“Le parole di Bianca sono farfalle” di Chiara Lorenzoni e Sophie Fatus, Giralangolo

Da Federicapizzi @LibriMarmellata

aaacopAmmetto di avere una predilezione per le illustrazioni di Sophie Fatus.
I suoi disegni sono portatori sani e giocosi di allegria: figure colorate che muovono al sorriso, tanto intonate al mondo dell’infanzia da sembrarvene scaturire naturalmente, come fossero nate dalla fantasia di un bambino felice.
Variopinte, leggiadre, buffe, vivaci, le tavole dell’illustratrice francese (che da anni vive in Italia) predispongono ad uno sfogliare sereno e positivo, lieve nello spirito, contento negli occhi.

Ed è esattamente con questo stato d’animo che è bello accingersi alla lettura de “Le parole di Bianca sono farfalle” albo scritto da Chiara Lorenzoni e pubblicato da Giralangolo: con l’idea di avere tra le mani una finestra delicata e poetica sulla vita di una bambina speciale, diversa magari dalla maggior parte de gli altri ma circondata di amore e dotata di preziose risorse.

Per Bianca la natura ha deciso che non possa né parlare né sentire.
Questo almeno nell’accezione comune, letterale, dei termini perché, al contrario, il libro spinge il lettore a notare come, allargando il modo di intendere e utilizzare i sensi, le cose non vadano esattamente così.
La bambina non è infatti in grado di pronunciare le parole ma riconosce, con attenzione e sensibilità, i segni delle emozioni sui volti e nei gesti delle persone che la circondano.

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E’ capace di interpretare particolari che agli altri sfuggono, come ad esempio quelli che tradiscono l’ipocrisia, la gioia o la tristezza, quelli rivelati dalle espressioni degli occhi, capta i rossori, le vibrazioni della rabbia…tutto ciò che alla maggior parte della gente, troppo presa a dire e ascoltare, sovente sfugge.
Bianca non appare triste, sola e infelice. Ha la fortuna di avere una mamma un po’ pazzerella che con fantasia e amore trasforma la realtà intorno a lei solleticandole e stimolandole la fantasia e un papà affettuoso e dolce, che la coccola.
E così, pur non sentendo i suoni, la ragazzina è in grado di vederli, di riconoscerli nelle note affettive che la circondano, come se i sentimenti stessi prendessero forma di musica per allietarla e sostenerla.
Infine ha il dono e la capacità di comunicare con gli altri facendo danzare…le mani.
Le mani di Bianca, infatti, come piccole e aggraziate farfalle, muovono lo spazio intorno a lei e lo tramutano in parole.
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Parole differenti, parole senza rumore, silenziose e lievi ma comunque efficaci, per chi, volendo entrare in relazione con lei, sa capirle, interpretarle e ad esse rispondere: Bianca parla il linguaggio dei sordomuti che, tra i suoi sorrisi e la sua serenità, cessa di essere handicap per diventare…libertà! E raccontare il suo mondo speciale.

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L’albo affronta un tema difficile e complesso con spirito vitale e positivo e lo traduce in un linguaggio poetico e suggestivo.
Pur essendo in prosa, infatti, il testo si appoggia brillantemente al potere immaginifico delle parole spostando le sensazioni auditive su quelle tattili o visive.
Il lettore è così spinto a notare, con un guizzo di divertito stupore, come è vero che i suoni possano avere forma, diventare morbidi o rotondi, aguzzi, lisci e perfino attorcigliati.
Al di là dell’argomento trattato, questo gioco con il linguaggio ha una valenza educativa: spinge il bambino a riflettere sul potere delle parole e delle immagini, su come esse possano rendere e trasformare la realtà, su quante possibilità siano nascoste nella scrittura e nella poesia.
Ovviamente è necessario che un adulto, che legge insieme, faccia notare questo aspetto e lo spinga, magari, a sperimentare.

Restando invece sul messaggio del libro, è evidente che il pregio è quello di trasformare la percezione della diversità in una percezione di “specialità”.
Non è centrale che Bianca non possa parlare e sentire, è importante che abbia le risorse e lo spirito di comprendere comunque – e forse meglio – la realtà che la circonda, di saper entrare in comunicazione e in relazione con le persone, di dare e ricevere amore, di poter giocare, esercitare la fantasia, di essere allegra e spensierata…insomma una bambina a tutti gli effetti, solo con una particolarità in più.

Sebbene non ami troppo i libri che pretendono di “insegnare”, credo che valga invece sempre la pena di spingere il bambino a riflettere sui temi della diversità, della complessità, dell’integrazione puntando esattamente sulla percezione della differenza e della similitudine.
Una percezione che sappia andare all’essenza e non fermarsi all’apparenza e, soprattutto, che si ponga sempre in un’ottica valorizzante, mai compassionevole, mai sminuente.

L’albo infine – vale la pena sottolinearlo – è molto bello dal punto di vista della cura grafica e della realizzazione: gran formato, carta piacevolissima al tatto, testo e illustrazioni che trovano con armonia il loro spazio nella pagina…Un oggetto aggraziato e fine, gioioso e gentile in tutto, fin dal volo multicolore delle farfalle in copertina.

(età consigliata: dai 4 anni)

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