Le parole di oggi: contratto, fiducia, percezione, norma… Diritto.

Da Giovanecarinaedisoccupata @NonnaSo

Le parole di oggi sono “contratto”, “fiducia”,“percezione”, “norma”, “Diritto”.

Contratto: definizione da Wikipedia

“ l’accordo tra due o più soggetti (le parti del contratto) per produrre effetti giuridici (ossia costituire, modificare o estinguere rapporti giuridici), quindi un atto giuridico e, più precisamente, un negozio giuridico bilaterale o plurilaterale.

Contratto deriva dal latino contractus (participio passato di contrahĕre, ‘trarre insieme, riunire’, composto da con-, derivato da cum, e da trahĕre, ‘trarre’), termine che originariamente nel diritto romano indicava non una fonte di obbligazioni ma lo stesso rapporto giuridico obbligatorio sorto da un atto lecito, in contrapposizione al rapporto obbligatorio da atto illecito (delictum)”.

I contratti sono atti Bilaterali (e insisto su questa particella pre-nominale cche significa DUE, e non UNO), sono atti bilaterali dicevo con cui si prendono degli accordi, regolamentati da dei documenti – poco più che carta straccia sembrerebbe – che ne stipulano limiti, orizzonti, e sanciscono diritti, doveri, oneri e onori di ciascuna delle due parti. O con-traenti.

Perché vi dico questo, vi starete chiedendo?

Perché sembra che i contratti, stipulati un tempo legalmente e a norma di legge (che è ben più che legalmente ma proprio “secondo la legge”), siano diventati oggi carta straccia. Contratti di lavoro che vengono rotti così, dall’oggi al domani, con la compiacenza di enti e uffici preposti a farli rispettare, questi patti bilaterali siglati fra le parti in causa, e che invece intascano un cospicuo obolo per chiudere gli occhi, voltarsi dall’altra parte, e tutelare il miglior pagante. Questi contratti vengono rottamati, adducendo qualche assurda scusa o nel nome della “crisi”, o di fantomatiche (o anche reali, per carità) difficoltà.

Contratti di consulenza o assistenza tecnica che vengono bellamente ignorati, per oscure cause (o forse per l’intervento delle oscure forze del male, che ne sappiamo), sicchè una

Fiducia – da dizionario Repubblica:

“1 Sensazione di sicurezza basata sulla speranza o sulla stima riposta in qualcuno o qualcosa: f. limitata, illimitata; f. nel trionfo della verità, nella giustizia degli uomini; f. di vincere, di essere amato; avere, nutrire f. in qualcuno, in qualcosa; ispirare molta, poca f.; avere, godere, meritare la f. di qualcuno; perdere la f. in qualcuno; guardare all’avvenire con f.; abusare dell’altrui f.; tradire. l’altrui f.; riporre bene, male la propria f.
|| Incarico di fiducia, riservato, delicato, da affidare solo a persona fidatissima
|| Persona di fiducia, di cui ci si può fidare ciecamente, anche per questioni delicate
 2 DIR Nell’antica Roma, contratto con cui veniva affidata a una persona una cosa, da restituire in seguito o da consegnare ad altri
3 POLIT Voto di fiducia, nel Parlamento moderno, voto di approvazione da parte delle Camere di un provvedimento particolarmente significativo, sul quale il Governo pone la questione di fiducia, ell. la fiducia, facendo dipendere la propria permanenza in carica dall’esito favorevole della votazione”

Persino la fiducia, sorpresa sorpresa, in una delle sue accezioni è un contratto fra le parti: data, certo, il più delle volte su basi di calcolo erronee, e con la spontaneità che contraddistingue la… cog…aggine. Mi avete capita, si, l’ho proprio detto.

Una (e non sto parlando solo di “una disoccupata” ma proprio di  “una persona”, una persona qualunque), dà fiducia alla Legge, all’Ente Supremo, a Coluicheguardagiù e dovrebbe proteggerci dai pericoli di questo mondo – ma soprattutto dai lestofanti – e dà fiducia ad un piccolo pezzo di carta, bollato e regolarmente depositato agli atti giuridici (dopo aver insistito per anni ed aver pagato profumatamente perché così fosse)

I contratti di oggi sono, invece, trattati come le lauree di ieri: si, quelle due o tre lauree che noi disoccupati ci siamo appesi nel gabinetto, perché è l’unico luogo dove mai ci serviranno (dovesse un giorno finire la carta all’improvviso). Ecco, accanto a loro potremmo appendere anche il contratto di affitto regolar che abbiamo stipulato, e che continuiamo a onorare nonostante le immense difficoltà e a mancanza di uno stipendio regolare ed adeguato a sostentarci dignitosamente.

Si perché la gente, a un certo punto si sveglia, una mattina, e decide che si fotta il contratto di affitto stipulato 4 anni fa, e pensa di farne uno nuovo perché questo non gli piace. Perché la gente, vedete “percepisce” che c’è la crisi, no?, ci sono le spese impreviste e quelle di condominio (che il contratto dispone totalmente a carico del proprietario di casa), ma queste spese sono tante e pesanti e la gente, la gente benedetta gente, ha la “percezione” che quello che “percepisce” tramite contratto regolare di affitto… beh, on è abbastanza. Ci vogliono almeno 100, 200€ in più al mese.

Di questi tempi, sapete..

E voi, come me, lo sapete. Sapete tante di quelle cose che vi basteranno per delle vite intere. Sapete e ormai avete visto una tal varietà di lestofanti e finti amici, e gentaglia e vere proprie merde che… insomma, non ci dovremmo stupire, no?

E tuttavia, se voi siete come me, ve ne stupite eccome. Di questa gente che dice di sapere, e sa come state messi, e ciononostante, professando di volervi bene e di tenervi in casa come se foste suoi figli, ha la faccia tosta di venirvi a chiedere quei soldi in più, quello strozzinaggio illegalizzato dell’aumento di un affitto regolamentato da contratto.

Cioè forse– secondo WordReference, ci sono tre accezioni del “Percepire:

    •  Avvertire per mezzo dei sensi o dell’intuito: p. un odore, un suono, un colore.
    • Accorgersi di qcs. in modo vago e indefinito; intuire: p. un pericolo.
    • (ECON). Riscuotere di diritto, ricevere, incassare: p. lo stipendio.”

…di cui una sola fa riferimento ad un dato che non sia intuitivo ma materiale, quindi misurabile (ed è la terza).

Ecco, se siete come me… mettetevi calmi a sedere, non fatevi prendere dal panico (come ho fatto io) tanto da farne una malattia e starci male voi.. tranquillizzatevi. Fatevi una bella ricerchina in internet, chiamate quell’amico che non vedete da tanto tempo e fa l’avvocato, o il commercialista, o lavora dal geometra del comune. Andate alle Associazioni di competenza, chiedete una consulenza gratuita. Fatevi stimare il contratto di affitto (e ancora meglio, assicuratevi quando lo firmate di sapere bene quello che state facendo) e, se siete stati previdenti come me, non fatevi mettere i piedi in testa – per l’ennesima volta -. Non sbraitate, ma nemmeno accettate il sopruso. Reagite.

Con fermezza. A norma di Legge.

A norma di legge: definizione da Wikipedia

“Nel diritto, il termine legge ha vari significati, tra cui quello di fonte di norma giuridica e di atto normativo.(..) Una norma è una proposizione volta a stabilire un comportamento condiviso secondo i valori presenti all’interno di un gruppo sociale e pertanto definito normale. Essa è finalizzata a regolare il comportamento dei singoli appartenenti al gruppo, per assicurare la sua sopravvivenza e perseguire i fini che lo stesso ritiene preminenti (…) la norma giuridica viene assimilata ad una “regola di condotta”, ovvero ad un comando, che impone all’individuo un determinato comportamento. Il carattere “coattivo” della norma giuridica è, dunque, imprescindibile. Questo elemento centrale della norma giuridica contribuisce in modo determinante a differenziarla da altri tipi di norme, come quelle morali o religiose, che appartengono ad una sfera non coattiva”.

Cioè qui non siamo nel regno della percezione, e nemmeno in quello della morale (già, perché ditemi cosa c’è di morale in tutto questo?) né in quello religioso (a dispetto del fatto che qualcuno si definisca “un angelo sceso dal cielo per fare del bene”..un attimo prima di calare la mazza dell’aumento aleatorio della rata di affitto, o della mancanza di necessità del vostro lavoro e della vostra figura in azienda, da diciamo domani per sempre, e così via con altri 10, 100, 1000 tristi esempi).

Ma mi sto arrabbiando, ed avevo promesso che non lo avrei fatto. Che saremmo stati calmi, e che avremmo fatto valere i nostri diritti. Perché è di questo, che volevo parlarvi: dei nostri DIRITTI, e della triste necessità di doverli far valere anche con la forza (e a volte anche fallendo miseramente), perché qui ormai nessuno ci tutela se non siamo più furbi dei furbi, più parati dei parati, e più accorti degli “accuorti”.

Qui, li dobbiamo tutelare noi i nostri Diritti – sempre da Wikipedia (e state attenti perché qui ci sono un sacco di cose interessanti), dove è usato con accezioni differenti:

    • l’insieme ed il complesso    (in genere sistematico)    delle norme che regolano la vita dei membri    della comunità di riferimento;
    • una facoltà garantita    dall’ordinamento a ciascuna persona od organizzazione;
    • il giudizio sulla legalità e    legittimità delle azioni proprie dello Stato e delle personalità fisiche e    giuridiche con cui si rapporta;
    • un valore economico legato    ad un tipo di tributo od onere fiscale, oppure una controprestazione.

I diritti soggettivi assoluti, sanciti nella Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, che afferma che tali diritti sono innati in ogni persona,si distinguono a loro volta in due sub-categorie:

  1.  diritti della personalità o diritti fondamentali dell’uomo, tutti di natura non patrimoniale riconosciuti e garantiti dalla Costituzione e dai principali strumenti convenzionali internazionali;
  2. diritti patrimoniali, i quali hanno ad oggetto i beni; al loro interno, i diritti reali (dal latino res, cosa) sono diritti sulle cose e il principale fra questi diritti è il diritto di proprietà che garantisce al soggetto il potere pieno ed esclusivo di godere delle utilità ricavabili da un bene entro i limiti e con l’osservanza degli obblighi stabiliti dalla legge.

I diritti soggettivi relativi sono diritti patrimoniali che coincidono con la categoria dei diritti di credito. Il diritto di credito è la pretesa di un soggetto (creditore) nei confronti di un altro soggetto (debitore) a che quest’ultimo esegua una determinata prestazione (di dare – esempio: una somma di denaro –, o fare – esempio: un lavoro –, o non fare – esempio: non innalzare un edificio o non commercializzare un prodotto in una determinata zona -).

Questo post non c’entra nulla con la disoccupazione.. o forse si? In fondo, cosa c’è di peggio dopo aver perso il diritto ad un lavoro onesto e onestamente retribuito, che perdere il diritto alla propria casa, al proprio angoletto riparato e (si spera) tranquillo dove poter essere noi stessi (e curarci le ferite), il luogo dove siamo costretti a stare per le nostre lunghe giornate di disoccupati?

Di peggio, ci sono solo la Morte e le Tasse, dicono… eh già. La Morte, le Tasse, e certa gente che pensa, sulla base delle proprie percezioni, di potervi negare un diritto (più o meno sancito).

E mi fermo qui.

Ps. La vostra Fiducia, datela solamente a chi la merita veramente. Le persone che vi hanno generato, ad esempio, chi vi è accanto senza remore e senza riserve ogni giorno – soprattutto in quelli cattivi – e a chi vi ha dimostrato, più volte, in maniera tangibile e disinteressata, di esserne degno. Tutti gli altri, sono solo lupi travestiti da agnelli, camionisti che, una volta che vi hanno messo sotto, probabilmente ingraneranno la retro e faranno un secondo giro, per essere sicuri che non vi rialzate.

Io vi ho avvisati.


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