“Le parole interrotte” di Patrizia Rinaldi e Bruna Troise, A.G. Editions

Da Federicapizzi @LibriMarmellata
Situazione ricorrente, più che nota direi. La nascita di una sorellina, genitori stanchi e quindi litigiosi, un calo di attenzioni, un aumento del nervosismo in casa… E nel primogenito insorge qualche problema, una regressione più o meno accentuata, una difficoltà comportamentale o del linguaggio, un disturbo nel sonno o dell’appetito. Una casistica variegata ma dalla matrice condivisa, i piccoli grandi scogli che adulti e bambini sono chiamati ad affrontare – e nella maggior parte dei casi superare – durante il cammino della crescita.Il tema affrontato nell’albo “Le parole interrotte” di Patrizia Rinaldi e Bruna Troise – pubblicato col marchio editoriale A.G. Editions – è quindi ben comune a tante famiglie ma, come in tutte quelle opere dove la sensibilità dell’autore riesce ad operare lo stacco dalla banalità e dal già detto per conferire una nota di personalità e delicatezza, il punto di vista scelto non è consueto e diventa qui più che mai significativo e un valido aiuto alla riflessione.Perché noi adulti siamo soliti chiederci, nei casi in cui si verificano le difficoltà, come possiamo intervenire, in che punti operare, a quali specialisti è necessario rivolgerci – consulenze e terapie che spesso servono e sono importanti – ma trascuriamo di focalizzare l’attenzione sui nostri bambini e sulle loro capacità, sul loro universo interiore e immaginifico, territorio meraviglioso dove regna la fantasia e la creatività e che talvolta può diventare risorsa e punto di partenza per la “guarigione”. Come se fosse una scala costruita con i pioli dell’immaginazione tramite la quale assaltare, e vincere, il castello austero e scuro della realtà.In tal senso il libro di Patrizia Rinaldi è profondamente dalla parte dei piccoli e anche significativamente luminoso e ottimista. Perché, anche se la tendenza dei bambini a superare le difficoltà plasmando opportunamente un mondo interiore e rifugiandovisi è guardata spesso con tristezza dai grandi e vista come patologia da eserciti di terapeuti, sarebbe il momento che noi tutti riconsiderassimo le nostre categorie e fossimo in grado di aiutare i bambini sul loro stesso terreno e, piuttosto che indicare il come, ci impegnassimo per comprendere il perché.La bimba protagonista, dai grandi occhi espressivi e i capelli arancioni, si trova nella sala d’attesa per una visita specialistica. Non le è stato detto il motivo – seppure lo immagini – e la parola altisonante che definisce la dottoressa – logopedista – a lei suona più come il nome tecnico di un apparecchio per i denti.Da poche note accennate, nel flusso di pensiero della piccola che funge da cordone narrativo del libro, sappiamo che è diventata da poco sorella maggiore. Immaginiamo, dal continuo battibeccare nervoso, che i genitori che la accompagnano sono molto stanchi, e forse preoccupati, supponiamo che in virtù di questo anche l’atmosfera consueta in casa non deve essere delle migliori. Capiamo che la mamma è troppo apprensiva, che il papà è spesso assente per lavoro, che la neonata calamita la maggior parte delle attenzioni… E poi veniamo a conoscenza del segreto, quello che non dovrebbe essere svelato: la bambina parla con le parole interrotte. I suoni inciampano tra le sue labbra e quello che ne esce è tutto tagliuzzato, un “b-b-b” “t-t-t” che rende interminabili le frasi, di certo molto più lunghe, e meno comprensibili, del suo pensiero.Ma quando compaiono la Gatta Verdina e il Cane Saltagiù – gli amici immaginari che abitano nello spazio di cielo sopra l’isola che non c’è – tutto si aggiusta ed ecco che i vocaboli arrivano fluenti, il balbettio decade e non c’è più motivo di vergognarsi o di sentirsi diversa.Gli adulti però non sembrano felici. Pare che a loro gatta e cane inquietino, che si preoccupino della loro presenza invece che rallegrarsene… E allora la soluzione non può che essere quella di non dire a nessuno degli animali, di tenerseli sempre vicini senza nominarli, di lasciare che gli occhi che non vogliono non li vedano e che solo in segreto si tendano la mano per tenere saldi i fili che impediscono alle parole di interrompersi.Non servono più specialisti, non servono dottori, né esercizi, basta qualcuno che scaldi il cuore e che trotterelli accanto con fiducia ed allegria.Un albo gentile, che accarezza la sensibilità dei piccoli senza maltrattarla, che invita ad accogliere i loro spazi e la loro creatività, perché solo da questo si può partire per risolvere anche i loro problemi. E che celebra il valore e la forza dell’immaginazione.La fantasia può essere quindi buona e non necessariamente aliena, un  amico immaginario può diventare un compagno per andare meglio per il mondo e non per forza un secondino che conduce all’esilio. Ai piccoli va data fiducia, alle loro risorse credibilità e al loro mondo spazio. E forse è questa la via che l’albo, con garbo, lievità, un pizzico di ironia e dolcezza, vuole indicarci.Pacate ma non prive di una loro forza e carattere le illustrazioni di Bruna Troise, collocate tradizionalmente sulla facciata di destra con il testo ben separato a sinistra, hanno un punto di vista originale e colori morbidi e sfumati. Viste dall’alto e viste dal basso, con un gran riguardo agli occhi, grandi ed espressivi a incorniciare volti velati di una lieve malinconia.(età consigliata: dai 5 anni)Se il libro ti piace, compralo qui: Le parole interrotte

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