Le Passé – Recensione

Creato il 18 maggio 2013 da Oggialcinemanet @oggialcinema

Al terzo giorno di Festival ecco già un serio candidato al Palmarés finale. Le Passé (The Past) del regista iraniano Asghar Farhadi, già vincitore di numerosi premi (tra cui l’Oscar) per Una separazione, illumina la competizione del Festival di Cannes con il suo intenso dramma familiare. Una madre, due figlie, il compagno di lei con un bambino, l’ex marito, una donna in coma e una verità che viene a galla con fatica. In una Parigi multiculturale, Farhadi costruisce uno splendido incastro di sentimenti e di ricordi, di sensi di colpa e rimorsi taciuti, di amori solo apparentemente finiti e di tensioni pronte ad esplodere.
Dopo una separazione di quattro anni, Ahmad torna a Parigi da Tehran sotto richiesta della moglie Maria per ultimare definitivamente le procedure di divorzio. Nel suo breve soggiorno, si trova ad affrontare la complicata situazione familiare in cui si trova Marie, che vive con un nuovo fidanzato ed è in forte conflitto con la figlia più grande Lucie. Il suo tentativo di infondere tranquillità nella casa e di risolvere i problemi svelerà presto un segreto che avvolge il loro recente passato.
Da questo spunto parte un racconto molto elaborato con continui cambi di ritmo, colpi di scena in successione, dialoghi serrati, sentimenti che si accavallano. Farhadi ci restituisce una realtà priva di filtri e nonostante la trama molto intricata non si ha mai la percezione della finzione, del costruito, dello studiato. E’ la verità a scorrere sullo schermo e per questo ci si ritrova letteralmente catapultati in una giostra che gira sempre più veloce sul piano psicologico ed emotivo, dove a regnare sono i crescenti sensi di colpa da parte di tutti i personaggi, ognuno di loro con dentro il peso di un segreto che ha radici nel passato.
Le Passé è un dramma psicologico che tiene alla poltrona come un thriller. La mano ferma di Farhadi non perde un colpo, tiene compatta la complessa e sfaccettata materia narrativa e riesce a infondere di intensità ogni singola sequenza. A supportare l’ottimo lavoro del regista, un cast in stato di grazia. Risulta infatti addirittura impressionante la perfomance dei tre protagonisti Tahar Rahim, Bérénice Bejo e Ali Mossafa. In particolare quest’ultimo ci regala un’interpretazione di grande equilibrio che illumina la scena. Un attore, Mossafa, che brilla di luce propria in un film che commuove e non può lasciare indifferenti.

di Antonio Valerio Spera


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