Piccole, direi bimbe, tra i 10 e i 12 anni, non di più.
Aggrappate a borse voluminose che sembravano anche pesanti.
Composte, nei loro chignon e sguardo serio.
Entrambe con uguale tuta da ginnastica, blu, abbastanza usurata, da chi lì, in quella tuta, ci passa parecchie ore.
Sulla tuta e sui borsoni il nome e il logo della più famosa accademia di danza.
Due piccole ballerine, dall'aria stanca.
Due piccole ballerine, estremamente magre. Sciupate. Con solo, da qualche parte nei gesti e negli occhi, l'impronta dell'infanzia.
Mi si è stretto il cuore. Per la forma fisica emaciata e per quel non essere più bambine, considerando che forse, in fondo, non avevano proprio avuto il tempo di esserlo.
Bambine serie. Che non scherzavano tra loro, ma chiacchieravano sommesse, appendendosi ai borsoni, in equilibrio tra gli scossoni della metro. Quell'aria stanca, che diresti preoccupata, se non fosse che così piccole, tutte quelle preoccupazioni.
Pensavo allora, in quei 4 passi che mi portano a casa ogni sera, alle passioni che verranno. Quelle di Cigolino.
Ho avuto da bambina una cara amica, la mia migliore amica, giocatrice di tennis. Giocatrice proprio, non come me che tiravo due palle al corso e forse facevo una partita a settimana. Lei si allenava ogni giorno, per ore, lei giocava sempre, lei già alle medie era fuori casa perchè si allenava in un'altra città. Lei giocava ai giochi dei bambini quando poteva, che non era spesso. Era sempre impegnata, aveva già un'agenda, impegni, disciplina, obiettivi da raggiungere, tornei da vincere. Solo molti anni più tardi mi ha raccontato di quanto pesante fosse, di quanto le siano mancate le cose normali. Solo che. Solo che da piccolo non hai molta scelta e i genitori, anche in ottima fede e con molto amore, spesso ti instradano su percorsi duri. Pensando di assecondare la passione dei figli.
Qui si aprirebbe il tema della vanità riflessa, delle occasioni perdute (dei genitori), del cercare una seconda chance nella vita dei figli. Vastissimo e difficile.
Così ricordando, ragionando e pensando alle due ragazzine in metro, sono arrivata a una conclusione:
spero che Cigolino non abbia passioni forti, di quelle che ti condizionano la vita, di quelle che vuoi fare solo quello. Da parte nostra, da genitori, non credo ci siano questioni sospese in attesa di riscatto attraverso Cigolino.
Sinceramente preferirei vivesse le sue stagioni appieno, che fosse bambino, adolescente e adulto senza rinunciare a niente, senza bruciare tappe, senza evidenziare tratti da fenomeno.
Senza neppure esagerare con gli impegni, che i bambini oggi hanno davvero troppo da fare e sono stressatissimi.
Non vorrei mai un bimbo/bimba a dieta ferrea altrimenti a danza lo criticano; un mini-calciatore che ha solo la squadra come amici; un tennista in molta trasferta e poco gioco.
Non vorrei imporgli dei sacrifici, di sè, della propria salute e del proprio tempo.
Gli auguro passioni normali (credo sia un ossimoro, vero?) e soprattutto volubili.
Il sacrificio è la sola, vera perversione umana. Elsa Morante, L'isola di Arturo, 1957