Nella dieta con le patate proposta dal Dottor Rosenfield, anni fa, si consigliava di somministrare 1 chilo o 2 di patate al giorno senza aggiungere alcun altro alimento. Tenendo presente che 1 chilo di patate apporta solo 850 calorie, l’inventore di questa dieta (che in realtà è una monotona variazione della dieta dissociata) giocava sul fatto che il tubero in questione determinava un grande senso di sazietà. Di conseguenza si verificava che anche le persone con appetito formidabile non
superavano il chilo e mezzo di patate al giorno e quindi l’apporto energetico oscillava sulle 1.300 calorie, favorendo il calo ponderale. Inoltre con il passare dei giorni la monotonia del vitto faceva sentire più che saturi con una conseguente progressiva diminuzione della quantità di patate e quindi di calorie.
Dietro all’immagine della patata - alimento miracoloso – per dimagrire si nasconde perciò una dieta a basso contenuto calorico ben mascherata. A parte la perdita di peso facilmente ottenibile con le diete così ipocaloriche, i regimi di questo tipo, come in generale tutte le diete dissociate, non possono essere seguite per più di una settimana onde evitare disturbi quali gravi carenze nutrizionali (la patata fornisce prevalentemente carboidrati), depressione dei succhi gastrici con conseguenti difficoltà digestive e atonia dell’apparato digerente. Inoltre si creano problemi pratici di applicazione e si instaurano abitudini errate e diseducative.
È opportuno tenere in considerazione che la patata, appartenendo alla famiglia delle Solanacee, contiene solanina, sostanza velenosa che può provocare talvolta casi di intossicazioni se si superano quantità normali di consumo dei tuberi in oggetto ed in particolare di quelli esposti per lungo tempo alla luce oppure germogliati o verdi, in cui il tasso della sostanza tossica supera la soglia di sicurezza.