Le pattine aiutano le ragazze multitasking, ovvero i giapponesi sono una spanna avanti

Creato il 17 gennaio 2012 da Taccodieci @Taccodieci

Quando una cultura è superiore, c'è poco da fare.
Chiunque abbia guardato i cartoni giapponesi sa che, oltre a quei curiosi bocconcini di riso con l'alga nori ed i baracchini che vendono spaghetti in brodo durante la notte (l'equivalente di quelli che in quel di Verona verrebbero chiamati "i merda)", gli orientali sono famosi perchè si tolgono le scarpe entrando in casa. Basta guardare una puntata di Doraemon per rendersene conto.
La prima volta che andai a casa del mio amico Fronz, alias uno dei migliori amici che si possano incontrare sulla faccia della terra, trovai all'ingresso un grande cestone con delle ciabatte in varie forme e colori inside. Non mi feci alcun problema, tolsi le scarpe e ne indossai un paio.
Pensai che fosse una grandissima idea geniale, quella di mettere un cestone di ciabatte all'ingresso, così feci ciò che fanno tutte le menti piccole di fronte alle trovate geniali: la copiai. Sfoderai la mia Ikea Family, intoccata dai bei tempi del trasloco, e la utilizzai per acquistare, al modico prezzo di € 2.01, una decina di paia di pantofole in colori assortiti. Per non fare un torto nè a maschietti, nè a femminucce, mi assicurai che tutti i colori allora disponibili fossero rappresentati nel cestone.
Peccato che quel cestone venga raramente considerato.
Credo di essere un caso patologico, dal momento che non trovo sconvolgente indossare un paio di ciabatte entrando in casa altrui.
Se fossimo in Giappone, la gente non troverebbe sconvolgente se proponessi di togliere le scarpe all'ingresso per indossare un paio di comode, calde e pulite ciabatte. Se fossimo in Giappone, non dovrei proprio proporre un bel niente, perchè a nessuno verrebbe in mente di varcare la soglia con le scarpe ai piedi.
E' una questione mentale.
- Vuoi mettere le ciabatte?
- No, grazie, sto bene anche con le scarpe.

Certo. Come se non fosse evidente che non sto dicendo che le tue scarpe hanno tutta l'aria di essere di una scomodità angosciante, sto dicendo che io in casa di me medesima sono abituata a girare anche scalza, se mi pare e piace, ed il fatto che tu ci cammini con le scarpe non mi agevola nell'immaginare me myself in un ambiente igienico.
E chiedo scusa se, costretta ad essere mio malgrado una ragazza multitasking, ho in programma le pulizie solo al sabato mattina, mentre per i restanti giorni mi munisco di paraocchi come i cavalli al palio di Siena per violentare la mia natura igienica e perfezionista e non vedere la polvere che già di per sè si accumula.
E chiedo scusa se, soprattutto quando fuori piove o nevica, ci terrei a stare in compagnia delle persone, senza dovermi preoccupare di quanto, in termini di fatica, mi costerà il tutto.
Solitamente esco di casa verso le sette e trenta del mattino ed inizio la mia raggiante giornata, in questi giorni, scongelando un parabrezza con cinque gradi sotto zero, lottando per restare sveglia nonostante l'assideramento. Rimetto piede in casa, dopo una giornata di autentico delirio in ufficio e dopo essermi sfinita in palestra, per mantenere il mio fisico da urlo, circa alle venti. La mia priorità non sono i pavimenti. Me ne dispiace, ma alla pulizia di casa proprio non ci penso.
Quando torno a casa voglio solo fare una doccia calda, profumarmi di crema e zampettare scalza sul divano.
Mio fratello mi chiama affettuosamente Nostra Signora delle Pattine, perchè sostiene che io sia una mezza maniaca dell'igiene. Lui è il capostipite degli sconvolti dalla mia richiesta di indossare le ciabatte all'ingresso.
Non credo sia una proposta così indecente. Non si tratta di una disinfestazione completa, di indossare una tuta bianca antisettica o i copriscarpe da ospedale.
Quando so di dover togliere le scarpe, cerco semplicemente di ricordare di indossare calzini in buone condizioni e via. In ogni caso i miei amici capiranno il calzino bucato e nessuno ci scriverà sopra un post. O almeno lo spero.
Probabilmente se fossi giapponese, in quanto femmina, sarei stata buttata da una rupe ancora in fasce, oppure sarei diventata una geisha, oppure ancora girerei per la città bardata come Lamù, diventandone uno zimbello, ma questa cosa delle ciabatte io gliela invidio.
Vedere quei cartoni animati in cui, per quanta fretta possano avere i protagonisti, vengono tolti quei buffi zoccoli in legno all'ingresso, mi causa una fitta al cuore.
La nostra cultura è talmente malata che alla fine ci rinuncio, alle pattine.
Le scarpe sono un clichè sociale, come offrire un caffè. Ricordo le lezioni di sociologia, durante le quali l'insegnante ci chiedeva come mai a pochi venisse in mente di offrire una grappa, ai propri ospiti, o che ne so, magari un parampampoli, ma a tutti venisse subito immediato offrire un caffè. La risposta è che il caffè fa parte di un rito sociale.
Le pattine sono come la grappa e il parampampoli: violano le regole sociali, sono un tabù.
A tutti coloro che schifano le pattine vorrei dire una cosa: tutti, prima o poi, hanno i calzini bucati. E' una faccenda piuttosto normale e nessuno è mai stato emarginato socialmente per questo.
La Redazione

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