Questa nuova impresa investigativa dell'avvocato Guerrieri - la ricerca di una giovane scomparsa tra Roma e Bari - è una storia minima che viene continuamente interrotta e distratta da reiterati rimandi, flashback, ricordi, racconti paralleli. Una pratica narrativa che non ho mai amato particolarmente, e che questo libro adotta come scelta centrale di tutta la narrazione.
E forse senza senso, senza necessità.
Intendiamoci, l'autore ha tutto il diritto di guidare la sua penna nelle direzioni che più gli aggradano.
Ma questo 'abuso' porta il lettore un po' rompiscatole a farsi delle domande, sul perché e il percome, su cosa l'autore, presumibilmente, cerca di dirci.
Alla fine sei un po' stanco di questi pezzi di libro che allungano il brodo, che distraggono, che sembrano voler più che altro, celebrare il protagonista, raccontarlo, metterlo in mostra.
Forse Carofiglio ha pensato di avere qualche debito con il suo avvocato protagonista e ha deciso di celebrarlo un po', gratificarlo.
Tant'è.
Il libro scorre via veloce, ma è lontano anni luce dalle prove precedenti con cui l'autore barese si era presentato sulla scena letteraria dell'ex Bel Paese.
Dopo tutto, anche le sinfonie di Beethoven non sono tutte belle uguali.
E poi, si sa, il gusto personale fa la sua parte.
Comunque Carofiglio scrive maledettamente bene.