Avete osservato una pianta? La cosa che mi viene subito in mente è che lei è sempre in un posto, con le radici ficcate nella terra! Già le piante non si spostano e svolgono la loro vita in posto preciso. Soprattutto è interessante questo fatto che hanno necessità di stare ben piantate per terra per nutrirsi e per stare “in piedi” e quindi per vivere.
L’Azienda sperimentale “La Noria”
Ieri pomeriggio sono stato nell’Azienda sperimentale “La Noria”, ISPA-CNR Contrada Scannacinque (zona industriale) – Mola di Bari dove ho visto la coltivazione senza suolo della vite con le cultivar Victoria, Black Magic, Red Globe e Cardinal, e alcune cultivar apirene, tra cui Crimson, allevate in vaso. A guidare quest’avventura è Pietro Santamaria http://noria.ba.cnr.it/aid=16.phtml che ci accoglie nella bella struttura. Così come fanno i direttori d’orchestra, Pietro Santamaria dirige gli interventi degli altri ricercatori che lavorano con lui in quest’azienda alle porte della bella Mola di Bari per narrarci della loro ricerca.
Le piante coltivate senza terra nell’antichità
Le piante coltivate senza la terra non sono una novità perché sin dalla notte dei tempi l’uomo ha cercato di coltivare le piante nell’acqua, l’hanno fatto gli egiziani e prima di loro i Babilonesi infatti è a tutti noto della magnificenza e bellezza dei giardini pensili di Babilonia. Ma anche i Cinesi e gli Aztechi hanno messo a punto la tecnica delle “zattere galleggianti” che è una vera e propria coltura idroponica sui laghi, anche se sulla zattera ci mettevano la terra presa dal fondo del lago che fornivano i nutrienti mentre le radici rimanevano appese nelle acque. Queste zattere galleggiavano sino al momento del raccolto. Le zattere erano costruite con canne, giunchi o bambù il vantaggio di queste coltivazioni galleggianti era il facile trasporto fluviale dei prodotti al mercato.
Frutta e ortaggi crescono dentro bottiglie di plastica tagliate a metà
Un progetto per coltivare le piante senza la terra è nato tra la facoltà di Agraria e il Comune di Bologna, in collaborazione con Horticity, Biodivercity e gli allievi del corso di orti urbani del Vag 61. A Bologna, in cima al tetto di via Gandusio 10 frutta e ortaggi crescono dentro bottiglie di plastica tagliate a metà.
Nelle mezze bottiglie invece della terra c’è fibra di cocco e pietra pomice. La coltivazione è realizzata attraverso un sistema di pompe e vasche che, goccia dopo goccia, nutre con acqua e fertilizzante le piante; la soluzione che scende dal tubo in fondo alla bottiglia viene recuperata e rimessa in circolo.
Horticity, società nata a Padova, nel 2008 aveva realizzato sempre a Bologna una piccola coltivazione senza terra (idroponica) dove il nutrimento delle piante viene garantito dall’acqua con le deiezioni dei pesci di un acquario.
Quanto costa un orto senza terra sul balcone?
Sul balcone si coltivano decine di piante, per tutte le esigenze: lattuga, peperoni, fragole, basilico, pomodori, cetrioli, melanzane. Francesco Orsini dell’associazione Biodivercity, ricercatore (precario) afferna che far nascere un orto idroponico costa circa 200 euro per il primo metro quadro, poi i costi si ammortizzano, e siccome le radici si sviluppano poco e nello stesso spazio si possono coltivare molte più piante
La tecnica di coltivazione della vite da uva da tavola idroponica
Il ciclo della vite senza suolo prevede due fasi: la prima di formazione della pianta (radicazione talea ed allevamento germoglio), la seconda di produzione.
Nella prima fase, le talee di vite europea radicate vengono collocate in vasi (10-30 L) riempiti con perlite e torba in rapporto 2:1 (v:v).
Le piante, che vengono alimentate con soluzione nutritiva, sono allevate con un solo germoglio, il quale costituirà il capo a frutto nella fase di produzione.
Nell’anno di produzione, dal risveglio vegetativo, le piante, che vengono alimentate sempre con soluzione nutritiva (tipo Hoagland), sono coltivate seguendo le pratiche colturali ordinarie (potatura verde, legatura germogli, sfogliature, selezione grappoli, ecc.).
Nella fase di produzione, particolare attenzione va attribuita alla gestione delle fertirrigazioni poiché eccessi idrici e di elementi nutritivi provocano un decadimento della qualità dei grappoli; viceversa, scarsi apporti idrici o di fertilizzanti, soprattutto in condizioni di domanda traspirativa elevata, provocano una condizione di stress per la pianta.
di Antonio Bruno, Direttore dell’Area Agraria del Consorzio di Bonifica “Ugento e Li Foggi”, Dottore Agronomo (Esperto in diagnostica urbana e territoriale titolo Universitario International Master's Degree IMD in Diagnostica Urbana e territoriale Urban and Territorial Diagnostics).
Se volete saperne di più scrivete a
dott. Pietro Santamaria, responsabile scientifico del Progetto
Email: santamap@agr.uniba.it
http://noria.ba.cnr.it/index.php?italiano