Amore e Psiche: marmo (1788-1793)
di Antonio Canova. Parigi, Louvre
Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio non già perché con quattr'occhi forse si vede di più. Con te le ho scese perché sapevo che di noi due le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate, erano le tue.
Pablo Neruda, n° LXVI (Cento sonetti d’amore, 1959) Non t'amo se non perché t'amo e dall'amarti a non amarti giun e dall’attenderti quando non t’attendo passa dal freddo al fuoco il mio cuore.
Gli amanti di Vence: dipinto (1957) di Marc Chagall
Ti amo solo perché io te amo senza fine io t’odio, e odiandoti ti prego, e la misura del mio amor viandante è non vederti e amarti come un cieco.
Forse consumerà la luce di Gennaio, il raggio crudo, il mio cuore intero, rubandomi la chiave della calma.
In questa storia solo io muoio e morirò d’amore perché t’amo, perché t’amo, amore, a ferro e fuoco.
John Keats Non posso esistere senza di te. Mi dimentico di tutto tranne che di rivederti: la mia vita sembra che si arresti lì, non vedo più avanti. Mi hai assorbito. In questo momento ho la sensazione come di dissolvermi:
sarei estremamente triste senza la speranza di rivederti presto. Avrei paura a staccarmi da te. Mi hai rapito via l'anima con un potere cui non posso resistere; eppure potei resistere finché non ti vidi; e anche dopo averti veduta mi sforzai spesso di ragionare contro le ragioni del mio amore.
Ora non ne sono più capace. Sarebbe una pena troppo grande. Il mio amore è egoista. Non posso respirare senza di te.
Stefano Benni, Le piccole cose (Ballate, 1991)
Keith Haring
Le piccole cose che amo di te quel tuo sorriso un po' lontano il gesto lento della mano con cui mi accarezzi i capelli e dici: vorrei averli anch'io così belli e io dico: caro sei un po' matto e a letto svegliarsi col tuo respiro vicino e sul comodino il giornale della sera la tua caffettiera che canta, in cucina l'odore di pipa che fumi la mattina il tuo profumo un po' balsé il tuo buffo gilet le piccole cose che amo di teQuel tuo sorriso strano il gesto continuo della mano con cui mi tocchi i capelli e ripeti: vorrei averli anch'io così belli e io dico: caro me l'hai già detto e a letto sveglia sentendo il tuo respiro un po' affannato e sul comodino il bicarbonato la tua caffettiera che sibila in cucina l'odore di pipa anche la mattina il tuo profumo un po' demodé le piccole cose che amo di te
Quel tuo sorriso beota la mania idiota di tirarmi i capelli e dici: vorrei averli anch'io così belli e ti dico: cretino, comprati un parrucchino! E a letto stare sveglia e sentirti russare e sul comodino un tuo calzino e la tua caffettiera
Il bacio: dipinto (1907-08) di Gustav Klimt
che é esplosa finalmente, in cucina! La pipa che impesta fin dalla mattina il tuo profumo di scimpanzé quell'orrendo gilet le piccole cose che amo di te.Saffo (Frammento, sec VII a.C.) Simile a un dio mi sembra quell'uomo
che siede davanti a te, e da vicino ti ascolta mentre tu parli
con dolcezza e con incanto sorridi. E questo fa sobbalzare il mio cuore nel petto.
Se appena ti vedo, subito non posso più parlare
la lingua si spezza un fuoco leggero sotto la pelle mi corre
nulla vedo con gli occhi e le orecchie mi rombano
un sudore freddo mi pervade un tremore tutta mi scuote sono più verde dell'erba e poco lontana mi sento dall'essere morta
William Butler Yeats, Quando tu sarai vecchia Quando tu sarai vecchia e grigia e sonnolenta, Col capo tentennante accanto al fuoco, prenditi questo libro, E lentamente leggilo, e sogna del tenero sguardo Che gli occhi tuoi ebbero un tempo, e delle loro ombre Profonde; quanti furono a amare i tuoi attimi Di grazia felice, e quanti amarono, con falso o vero amore, La tua bellezza; ma uno solo amò l'anima peregrina Che era in te, e il dolore del tuo volto che muta. Curva di fronte ai ceppi risplendenti mormora, Con lieve tristezza, come Amore fuggì, come percorse Passando, i monti che ci stanno alti sul capo, E nascose il suo viso fra un nuvolo di stelle.
William Shakespeare, sonetto XVIII (1595-1600) Dovrei paragonarti a un giorno d'estate? Tu sei ben più raggiante e mite: venti furiosi scuotono le tenere gemme di maggio e il corso dell'estate ha vita troppo breve: talvolta troppo cocente splende l'occhio del cielo e spesso il suo volto d'oro si rabbuia e ogni bello talvolta da beltà si stacca, spoglio dal caso o dal mutevol corso di natura. Ma la tua eterna estate non dovrà sfiorire né perdere possesso del bello che tu hai; né morte vantarsi che vaghi nella sua ombra, perché al tempo contrasterai la tua eternità: finché ci sarà un respiro od occhi per vedere questi versi avranno luce e ti daranno vita.
Camillo Sbarbaro, (Rimanenze, 1955) Ora che sei venuta, che con un passo di danza sei entrata nella mia vita quasi folata in una stanza chiusa a festeggiarti, bene tanto atteso, le parole mi mancano e la voce e tacerti vicino già mi basta. Ma te la mia inquietudine cercava Quando ragazzo Nella notte d'estate rifacevo Alla finestra come soffocato: che non sapevo, m'affanava il cuore. E tutte sue sono le parole Che, come l'acqua all'orlo che trabocca, alla bocca venivano da sole, l'ore deserte ,quando s'avanzan puerilmente le mie labbra d'uomo
da se, per desiderio di baciare.