La Novartis vuole iniziare ad introdurre questa tecnologia nei medicinali usati per controllare il rigetto nei pazienti trapiantati. Ma i problemi maggiori vengono dal rispetto della privacy (i dati possono essere capatati da altri?) oppure dal rispetto della libera scelta del paziente nel caso di terapie psichiatriche (il paziente sta prendendo oppure no la sua dose di Acido Valproico oppure di Litio oppure di Clozapina?).
Paranoie a parte, le possibilità offerte dai microchip nei farmaci sono enormi, come ad esempio seguire esattamente l’assunzione di farmaci e gli effetti di ogni singolo paziente e adattare il trattamento farmacologico in tempo reale (quasi sicuramente con l’uso di un computer che assista il medico, che altrimenti sarebbe sopraffatto dalla mole di dati da gestire) e determinare molto più velocemente se un trattametno sta funzionando o meno oppure ha effetti collaterali indesiderati.
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