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Le politiche della Banca Mondiale minacciano le foreste e i popoli indigeni

Creato il 25 marzo 2011 da Salvaleforeste

Le politiche della Banca Mondiale minacciano le foreste e i popoli indigeniUn nuovo rapporto lanciato in occasione dell'ottavo meeting Forest Carbon Partnership Facility (FCPF) della Banca Mondiale, dimostra come l'istituto non mantiene le proprie promesse di proteggere i diritti dei popoli di foresta. Smoke and Mirrors (fumo e specchietti) presenta una valutazione critica della Forest Carbon Partnership Facility, il progetto della Banca Mondiale per la gestione dei programmi climatici sulle foreste. Il  Forest Peoples Programme e il FERN spiegano come il programma della Banca promuove progetti che mettono a rischio i diritti dei popoli indigeni e la stessa stabilità delle foreste.

"La FCPF ha rinunciato a onorare i suoi impegni, utilizzando una cortina fumogena di standard in continua evoluzione e note di orientamento che a parole sono in favore i diritti dei popoli della foresta, della governance e di una equa ripartizione dei benefici - spiega Francesco Martone del Forest Peoples Programme - Ma mancano  norme chiare e vincolanti che deterrebbe la Banca e governi beneficiari responsabili. Quali standard si applicheranno davvero ai progetti del FCPF ? Non si sa, questa domanda è diventata tanto fumosa che il Fondo ha deciso di demandare l'attuazione dei suoi progetti a diverse agenzie internazionali".

Il FCPF è amministrato dalla Banca Mondiale. E 'una delle principali iniziative nell'ambito del programma dell'ONU volto a ridurre le emissioni causate da deforestazione e degrado forestale (REDD).

Il rapporto individua le trappole nei progetti proposti dai governi per ottenere i finanziamenti del Fondo, in preparazione del programma REDD. Mentre le metodologie di monitoraggio e misurazione del carbonio accumulato nelle foreste sono in fase ormai avanzata, i piani per le attività che potrebbero effettivamente ridurre la deforestazione restano nel vago: i diritti dei popoli indigeni, le debolezza e la corruzione degli organi di gestione delle foreste, l'incertezza sulla proprietà dei terreni: tutte cause di deforestazione che non sono affrontate, né tanto meno risolte.

Su otto progetti di preparazione al REDD, in nessuno i diritti dei popoli indigeni alle terre ancestrali sono affrontati in modo adeguato - aggiunge Kate Dooley, del FERN - I piani presentati da Panama, Guyana, Perù, Ghana, Repubblica Democratica del Congo, Repubblica del Congo, Nepal e Indonesia non risolvono questo nodo, aprendo così le foreste a all'assalto dei brooker del carbonio.  Anche le proposte di riforma della governance si limitano a creare nuove istituzioni per sorvegliare il traffico di carbonio delle foresta, ma non si vede alcuna riforma delle leggi che regolano il possesso della terra.

Molti dei governi che richiedono fondi, hanno una legge forestale che non recepisce gli obblighi internazionali al rispetto dei diritti dei popoli indigeni e delle comunità che dipendono dalle foreste. Smoke and Mirrors mostra che queste lacune vengono ignorate anche dalle proposte di preparazione al REDD. Quel che è peggio, i popoli indigeni e le comunità locali vengono spesso ingiustamente accusati di deforestazione.

"Il FCPF deve rispettare i diritti dei popoli indigeni ', in linea con gli impegni assunti. Le decisioni del FCPF circa il finanziamento alle proposte nazionali per REDD deve basarsi sul rispetto dei diritti dei popoli indigeni, senza il quale le foreste sono condannate. Il pieno rispetto per il nostro diritto al libero consenso, previo ed informato è essenziale, ma questa garanzia, riconosciuta dall'ONU, manca nelle politiche FCPF e della Banca Mondiale".

In Perù, i piani governativi per il REDD hanno suscitato forti critiche da parte di associazioni dei popoli indigeni: "Il FCPF promette che tutte le proprie attività assicureranno il rispetto dei diritti indigeni, ma i piani presentati dal governo non rispettano i nostri diritti collettivi, tra cui i nostri diritti sulla terra e al libero consenso sulle attività che vi verranno svolte - spiega  Daysi Zapata, dell'associazione indigena peruviane AIDESEP  - Non abbiamo viaggiato per due giorni fino al Vietnam per ottenere aria fritta: vogliamo precise garanzie che i nostri diritti saranno rispettati e che l'FCPF mantenga le sue promesse".

 


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