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Le “porte girevoli” dell’UE fanno entrare le lobby e uscire la fiducia

Creato il 19 novembre 2013 da Capiredavverolacrisi @Capiredavvero

Una crescente sfiducia nell’UE sta preoccupando i partiti di maggioranza di tutta Europa e l’establishment comunitario in vista delle prossime elezioni europee.

La crescita esponenziale dei Partiti euro-scettici nei vari Stati membri e il loro temuto exploit elettorale, è però solo un sintomo di un cambiamento sotterraneo nella società europea. Come l’uccellino nella miniera, i sondaggi in favore dei partiti euro-scettici segnalano l’ormai sempre maggiore mancanza di fiducia dei cittadini nelle istituzioni europee e nel processo decisionale continentale che, dopo anni di pensiero unico, stanno mettendo in discussione la convenienza dell’euro e dell’Unione stessa.

Questa situazione nel nostro Paese non può che essere accolta favorevolmente. Intendiamoci, non vogliamo indirizzare nessuno verso questo o quel punto di vista sulla questione euro, ma riteniamo un enorme miglioramento il fatto che il tema centrale delle prossime elezioni europee sarà, anche se sembra assurdo, l’Europa e quale futuro vogliamo per essa. Lo riteniamo un miglioramento perché, da quando si svolgono le elezioni europee, queste, sono state utilizzate sia dai Politici nostrani che dai media nazionali come dei meri sondaggi sull’operato interno del Governo in carica. Questo punto di vista, provinciale e limitato, ha fatto sì che i nostri cittadini siano profondamente impreparati e dis-informati sul funzionamento delle istituzioni europee e di come queste influenzino direttamente la nostra vita quotidiana.

revolving-door

Molti osservatori, potrebbero facilmente sostenere che è proprio questa dis-informazione a portare i cittadini nelle braccia dei movimenti euro-scettici, che, con slogan “populistici”, indirizzano contro l’UE la rabbia dell’elettorato approfittando dell’attuale congiuntura economica.

Noi non crediamo che sia così.

La mancanza di fiducia che l’UE ha verso i cittadini, il famoso gap democratico, è la causa principale della sfiducia dei cittadini verso l’UE, è un riflesso della stessa. I cittadini europei non potendo eleggere chi legifera all’interno dell’Unione, la Commissione, tendono a pensare che quest’ultima non agisca in maniera indipendente per il bene pubblico, ma che in realtà sia controllata e guidata da interessi particolari.

Questo punto di vista, purtroppo, a volte non si allontana troppo dalla realtà. Abbiamo già parlato dell’influenza che le varie lobby e alcuni Stati esercitano sui membri del Parlamento Europeo e sulla Commissione, ma a questa influenza, già di per sé ingombrante, si aggiunge un modus operandi che, già da tempo ampiamente diffuso negli Stati Uniti, sta prendendo piede anche all’interno dei palazzi di Bruxelles.

Si tratta del così detto sistema delle porte girevoli o revolving doors. Questo sistema riguarda il passaggio indiscriminato da parte dei rappresentanti e di alti funzionari dal settore pubblico a quello privato  e viceversa, con poco riguardo degli eventuali, ma numerosi, conflitti d’interessi.

Come detto negli USA questa pratica ha preso piede ormai da decenni. Senza alcuna differenza di colore, gli ultimi governi si sono caratterizzati, creando anche non poco scandalo, per l’avanti e indietro dei più alti funzionari, verso e da le maggiori corporations, in particolare dalle banche di Wall Street. L’ultimo caso in ordine cronologico è proprio una notizia di questi giorni. L’ex Segretario del Tesoro, il nostro Ministro dell’Economia, Timothy Geithner, lasciato l’ufficio governativo il 28 febbraio del 2013, è stato assunto da un fondo di Private Equity che lui stesso ha salvato attraverso il bail-out nel 2008 quando ricopriva il suo incarico pubblico.

A Bruxelles il trend è similare. Secondo una denuncia effettuata dal Corporate Europe Observatory (CEO), un’organizzazione anti – lobby che ha raccolto informazioni su casi simili, ci sono stati almeno 343 casi in quattro anni in cui la Commissione ha esaminato i possibili conflitti di interesse. Nel solo 2011 ci sono stati 105 richieste da parte di funzionari per chiedere l’autorizzazione a lavorare in un campo simile al loro lavoro in seno alla Commissione: 80 sono stati autorizzati, 24 sono stati autorizzati con restrizioni e condizioni, e solo uno è stato rifiutato. Livier Hoedeman del CEO ha evidenziato come “La Commissione europea non ha la sensibilità e la volontà di riconoscere i conflitti di interesse in tali movimenti revolving -door nel mondo dell’industria”

Un caso che suscitò particolare scalpore riguardò circa un anno fa l’EFSA, l’Autorità Europea per la sicurezza alimentare. In un rapporto dal titolo “Conflicts on the menu, il già citato CEO e EOS (ong britannica attiva nella promozione della sostenibilità del sistema alimentare) criticarono fortemente i meccanismi di funzionamento dell’agenzia. In particolare, l’assoluta mancanza di indipendenza scientifica nei pareri espressi e i palesi conflitti di interesse di molti membri del panel.

Secondo il rapporto, per i pareri che l’EFSA trasmetteva alla Commissione Europea sulla richiesta di autorizzazione per l’introduzione nel mercato europeo dei prodotti agroalimentari (tra cui gli Ogm), l’Autorità si sarebbe basata soltanto sulla documentazione fornita dalle aziende che richiedono la commercializzazione del proprio prodotto. L’Autorità europea per la sicurezza alimentare, ignorando o respingendo i risultati di studi scientifici indipendenti, avrebbe accettato più o meno acriticamente tutto ciò che le aziende riferivano.

In questo caso le porte giravano per molti membri dell’autorità, ma il caso di Laura Smillie è esemplare. Assunta dall’EFSA nel maggio 2010, “fino a tre settimane prima, però, era la responsabile della comunicazione dell’European Food Information Council (EUFIC), organizzazione i cui membri e finanziatori sono società come Coca-Cola, Danone, Kraft Foods, Mars, McDonald, Nestlé e Unilever”.

Ad oggi le regolamentazioni in materia sono molto labili. I funzionari in uscita dall’UE devono ricevere l’approvazione ufficiale per le attività di consulenza. Vi è un sistema di reporting separato progettato specificamente per gli ex funzionari che sono passati al settore privato. Tuttavia, i documenti interni rivelano che l’Unione Europea spesso chiude un occhio a potenziali conflitti di interesse.

La speranza, come sottolinea in un articolo il Der Spiegel, è che dal prossimo anno le cose dovrebbero cambiare: “Con ogni probabilità, ci sarà una regolamentazione più rigorosa per i 32.000 dipendenti della Commissione europea del 1 gennaio 2014. Per esempio, alti dirigenti del personale saranno generalmente soggetti a un periodo di attesa di 12 mesi prima di essere autorizzati ad iniziare un nuovo lavoro. La Commissione europea cerca di evitare regole chiare. A volte, i funzionari della Commissione osservano, un divieto permanente di svolgere determinate attività è l’approccio giusto. Ma i dipendenti devono anche avere la possibilità di cambiare i percorsi di carriera. Coloro che reprimono eccessivamente rischiano di perdere le sfide legali contro tali divieti professionali. Ma, mentre questo è tutto corretto, i casi di evidenti conflitti di interesse si presentano ancora e ancora, e vi è una notevole mancanza di consapevolezza del problema, soprattutto tra i dirigenti che lavorano intorno al presidente della Commissione europea José Manuel Barroso.”

La fiducia che l’UE non trova più nei cittadini dei vari Paesi membri è uscita dalle stesse porte girevoli da cui sono entrate le lobby. Come disse Papa Giovanni Paolo II: “La fiducia non si acquista per mezzo della forza. Neppure si ottiene con le sole dichiarazioni. La fiducia bisogna meritarla con gesti e fatti concreti.”


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