Dopo le polemiche sul lavoro trovata l’intesa e raggiunto l’accordo tra i leader di Pdl, Pd e Udc Angelino Alfano, Pier Luigi Bersani e Pier Ferdinando Casini, sulle riforme a termine del vertice di maggioranza nel quale si è deciso di incardinare parallelamente la
Il terzetto esulta: Alfano: “abbiamo fatto un buon lavoro”, Bersani:”la volontà di proseguire c’è”, Casini: ” E’ strana questa coalizione, è eterogenea, si è chiesto alla politica di battere un colpo e così è stato”. Per ora la soddisfazione che aleggia nel mondo politico fa ben sperare in una polizzavita che dia tregua al paese. Non ci saranno sgambetti, scompare l’ombra del voto anticipato e dovrebbe essere certo che alla prossime elezioni sia ridata la possibilità di scelta ai cittadini dei parlamentari che li rapprersenteranno.
Dopo l’ultimatum del presidente del Consiglio, Mario Monti : ” Se il Paese non è pronto per quello che riteniamo un buon lavoro, non chiederemo di continuare” , il tema più caldo rimane quella della riforma del lavoro, di cui però i tre leader non hanno parlato. Del resto storicamente la competenza di proteggere il mondo dei lavoratori spetterebbe alla sinistra, ma credo che i tempi saranno più lunghi di quelli auspicati, visti gli esiti degli ultimi scontri politici scatenati e la mancanza di concrete forme di reazione atte a tutelare la categoria.
E mentre in Italia si cerca di sopravvivere in attesa della prossima stangata, targata Imu, Monti in missione in Cina, cerca di “piazzare” l’Italia nel mercato orientale, dove, pare riscuota stima e credibilità. Dunque Monti all’estero piace, agli italiani un po’ meno visto che la situazione sociale italiana continua a vivere una drammatica disoccupazione, rincari del quotidiano e diminuzioni degli stipendi.