Nessuna meraviglia, dunque, se l'eroe, appena sentì parlare del leone, credette suo dovere affrontarlo e abbatterlo. Dopo di che gli tolse la pelle e se ne fece una sorta di mantello che, con il cranio della belva, gli copriva anche la testa come un elmo. E da allora fu questo il suo tradizionale costume. Ma un'impresa più importante lo attendeva.
Tebe doveva pagare ogni anno un tributo di cento buoi a Ergino, re di Orcomeno, ed Eracle pensò che era tempo di porre fine a questa umiliante abitudine. Ebbe così inizio fra Tebe e Orcomeno una guerra che si concluse con la vittoria di Tebe, tra le cui schiere combatteva l'eroe; ma il buon Anfitrione cadde combattendo. Il re di Tebe, Creonte, fu così contento di quella vittoria e così ammirato dal valore di Eracle che, per assicurarsene per sempre il sostegno, gli diede in moglie la propria figlia Megara. E, per qualche anno, i due sposi vissero felici.
Ma Era non aveva deposto il suo odio. e presto pose termine a quella felicità facendo uscire di senno l'eroe. Ossessionato da cupe visioni, Eracle cominciò a vedere nemici in tutti quelli che lo avvicinavano, e un giorno, in un accesso di furore, uccise la moglie e gettò nel fuoco i figli avuti da lei: rinsavì solo per trovarsi colpevole e infelice.
Prosegui la lettura del racconto...Le dodici fatiche di Eracle
Torna all'inizio della storia...La leggenda di Eracle