Le prime parole

Da Marcofre

Le prime parole (o l’incipit) sono importanti, si dice, ma non sono tutto. La partita si gioca dopo. E i dialoghi? Per non parlare poi del finale.

Tutto esatto, però qualcosa di vero ci sarà se editor ed editori ribadiscono che è l’incipit che ha l’incarico di decidere il destino della storia. Del suo autore; il lettore arriva, apre il libro in una piccola libreria del centro storico di una qualunque città italiana. Oppure in uno store incuneato dentro un centro commerciale: e legge.

Sì, il titolo, la copertina e la quarta di copertina hanno un ruolo tutt’altro che disprezzabile. Però spesso non è l’autore a decidere su questi elementi, o se lo fa, non è certo per quello che scrive. Qualcuno inoltre potrebbe osservare che a volte persino l’incipit non è farina del sacco dell’autore, ma dell’editor.
Comunque la pensiate, l’incipit più di qualunque altro elemento fa la differenza tra sbadiglio e innamoramento.

A mio parere, deve possedere una qualità: risultare almeno interessante. Questo è il minimo. Sì, può anche NON essere un capolavoro assoluto, di quelli che leggi e stramazzi a terra, privo di sensi.

Sulla bella costa della riviera francese, a mezza strada tra Marsiglia e il confine italiano, sorge un albergo rosa, grande e orgoglioso.

Questo è l’incipit di “Tenera è la notte” di Francis Scott Fitzgerald (la traduzione è di Fernanda Pivano). Preferisco quello de “Il grande Gatsby”, ma questo non è niente male; forse l’ho scelto proprio per questo motivo. Non è una deflagrazione, in un certo senso pare persino dimesso; ma ha alcuni pregi.
È sobrio, tuttavia ha una sua efficacia.

Prendiamo per esempio l’albergo: Scott Fitzgerald ci comunica un dettaglio della sua facciata (“rosa”), e poi qualcosa della sua natura: “grande e orgoglioso”. Prima, ci indica dove ci troviamo, ma ritiene indispensabile specificare “bella”:

Sulla bella costa della riviera francese

Perché? Forse la ragione risiede nel fatto che c’è anche una costa brutta. Può darsi. Possiamo accontentarci di questa spiegazione? Non credo.

Qui l’aggettivo non soltanto aggiunge (come è suo compito) al nome un connotazione precisa. Rende la frase più luminosa. Se esiste un luogo magico è proprio la riviera francese, la sua luce. Sarà anche retorica, e abile propaganda, ma senza dubbio quella striscia di terra tra Marsiglia e il confine italiano ha agito su generazioni di artisti, di ogni genere. E la prima imbarazzante frase che esce dalla bocca di chi ci capita, in una giornata estiva, in quel bagno di luce e colori è

bello.

Non è granché in effetti, però occorre riconoscere che a volte la bellezza stordisce talmente, che l’unica parola che riusciamo a pronunciare è quella. La bellezza ha questo potere: rende stupidi.
Nonostante sia piuttosto convenzionale, occorre riconoscere una certa efficacia nella frase

Sulla bella costa della riviera francese

Non credo che Scott Fitzgerald abbia scritto la frase solo per questa ragione.

Il pregio dell’incipit è di accostarsi al lettore in punta di piedi, come se si trattasse di una conversazione che avviene per caso, e le espressioni altisonanti sono bandite. E devono essere sempre bandite. L’efficacia non è erudizione, ma scrivere le parole giuste. Se occorre creare un effetto, questo non è abbagliare con la propria cultura, ma usare i termini che rendano la realtà nel modo migliore. Però attenzione: la realtà non deve essere trasferita sulla pagina di peso. Ma riveduta e corretta.

Non c’è un modo o una ricetta, o un segreto per scrivere incipit “giusti”. Alcuni autori ne scrivono di brutti eppure sono celebrati perché davvero bravi. Salvano l’opera con il resto della storia.

Ma il pregio di un incipit almeno interessante è quello di indicare al lettore le coordinate sulle quali la storia si muoverà. Non solo geografiche, questo mi pare ovvio. I buoni incipit, spesso sono superati da una storia superlativa, e “Tenera è la notte” è una di queste. Si accosta a noi e si propone, ci prende, ci abbaglia un poco ma non per impressionarci. Bensì perché così è quel lembo di terra francese: bello. Inizia un viaggio che condurrà il lettore alla scoperta di cosa c’è dietro quella realtà.

Un gran bel viaggio.


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