L’affezione al concetto di democrazia, costantemente sbandierata dai suddetti “secessionisti dell’Aventino”, costituisce al contempo la più plateale falsità ed il più sonoro degli schiaffi alla intelligenza più mediocre, quando commisurata alle azioni dai medesimi compiute ; sebbene superfluo, rammento che il termine, utilizzato ancora nella nostra lingua, deriva dal greco (démos) = popolo e (cràtos) = potere, ovvero governo del popolo. Nel giornalismo Italiano questo concetto non è contemplato, tranne in qualche raro caso, dove pochissimi hanno fatto delle scelte coerenti che ne evidenziano la grande professionalità.
Calza a pennello ciò che pronunciò nel discorso di congedo dai colleghi alla vigilia del suo collocamento a riposo, John Swinton, redattore-capo del “New York Times”,: “Che follia fare un brindisi alla stampa indipendente! Ciascuno, qui presente questa sera, sa che la stampa indipendente non esiste. Lo sapete voi e lo so io: non c’è nessuno fra voi che oserebbe pubblicare le sue vere opinioni, e, se lo facesse, lo sapete in anticipo che non verrebbero mai stampate. La funzione di un giornalista è di distruggere la Verità, di mentire radicalmente, di pervertire, di avvilire, di strisciare ai piedi di Mammona e di vendersi egli stesso, di vendere il suo paese e la sua gente per il suo stipendio.
Voi questo lo sapete e io pure: che follia allora fare un brindisi alla stampa indipendente!
Noi siamo gli utensili e i vassalli di uomini ricchi che comandano dietro le quinte. Noi siamo i loro burattini; essi tirano i loro fili e noi balliamo.
Il nostro tempo, i nostri talenti, le nostre possibilità e le nostre vite sono di proprietà di questi uomini. Noi siamo delle prostitute intellettuali”
Anche questo succede in Italia, con una sola differenza, che costoro non sono giornalisti, ma giornalai.