Ho degli amici scrittori, con qualcuno di loro mi vedo ogni tanto, quando si esce finiamo sempre a parlare di editoria, quasi mai di libri, soprattutto si parla dei pettegolezzi che ruotano intorno all’editoria, a me non piacciono i pettegolezzi, in generale non mi piace parlare delle frivolezze che girano intorno a qualcosa senza parlare precisamente della cosa intorno a cui girano le frivolezze, più invecchio e più trovo difficile schivare le questioni essenziali, ritardarle, quando esco con i miei amici scrittori vorrei non parlare di editoria, ma forse nemmeno di libri, però ci vediamo così di rado che non se ne può fare a meno, credo che sia naturale, bisogna vuotare il sacco, però poi torno a casa con le questioni essenziali sul gozzo, torno a casa e sento che ho sprecato l’ennesima occasione, che tra non molto sarò morto e che io e i miei amici scrittori avremmo potuto affrontare le questioni essenziali, anziché sparlare di questo e di quello, anziché buttare il nostro tempo a discutere delle scelte degli editori, degli altri scrittori, di tutto fuorché delle questioni essenziali, torno a casa e penso a cosa sono, poi, queste famose questioni essenziali, non lo so davvero, forse ho le idee tremendamente confuse, forse esco poco, forse invecchiando ho capito che non si può parlare di libri, che i libri sono fatti per essere letti e basta, che ogni parola in più che si aggiunge è una parola di troppo, che i libri non rientrano tra le questioni essenziali, anche se per una forma molto puerile di infatuazione mi ostino a crederlo, e che i miei amici lo hanno capito molto prima e molto meglio di me, ed è per questo che fanno tanti pettegolezzi, perché sono più saggi, più svegli, più veloci, più assennati, perché sono senza dubbio migliori di me.
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