Le ragioni di un decennio

Creato il 15 giugno 2012 da Povna @povna

La casa procede – per quanto sostanzialmente a salti – nella sua marcia lenta tra scatolandia e un ordine reale. La ‘povna quando può si mette in moto, e svuota alacremente, ritrovando pezzi sparsi e accogliendo i libri che ritornano a posto come si dà il benvenuto ai vecchi amici.
Ieri dunque – mentre Nana faceva la sua tesina (su boom economico e speculazione edilizia, in vari sensi), appollaiata sulla sedia produttiva e contenta (e orgogliosa di essere la prima degli alunni a vedere, in solitudine, la casa nuova della prof.) – la ‘povna si è dedicata alle casse dell’ingresso (che recitano “Saggistica”). E ha ritrovato questo. E, siccome pensa che De Luna sia uno di quegli storici che vale la pena di leggere e conoscere davvero sempre, decide di parlarne al venerdì del libro.

La mente agile di De Luna questa volta scommette sull’impresa (quasi) impossibile: indagare un periodo (quello cui la comoda, corretta, ma per sua natura sigillatoria definizione di “anni di piombo” ha fornito una etichetta politica che è diventata storia senza passare per la storiografia) dal complesso, parziale, eccessivo, a tratti sovrapposto, duplice punto di vista dello storico e del testimone (quale ex militante di Lotta Continua). De Luna dispiega dunque la sua vis storiografica, la sua esperienza di divulgatore didattico e di pubblicista, la sua consapevolezza su regole e conseguenze dell’uso pubblico della storia per portare alla luce, pagina dopo pagina, “le ragioni di un decennio” giustamente epitomizzato, ma non riassunto, dalla figura di Aldo Moro. In mezzo, memoria, oblio, canzoni, immagini, film, TV, date storiche che fissano passaggi obbligati di una Repubblica che avrebbe bisogno di molti più libri come questo. Libri competenti e insieme spurii, che non hanno paura di riaprire, con la maestria di chi il mestiere lo conosce, ma anche la consapevolezza dell’attore, scheletri di un armadio troppo ingombrante che, in mancanza di parole e di coraggio, proietta ancora le sue ombre, perturbanti, fino ai giorni nostri.