Le rape hanno costituito per millenni una delle fonti di sopravvivenza per l'uomo che, scoperta la loro lunga capacità di conservazione, le accumulava per affrontare i duri mesi invernali. In epoca romana Plinio elencava le rape fra gli alimenti base delle classi più misere, classificandole come terzo prodotto dell’agricoltura, dopo vino e frumento. Ancora nel Duecento, Salimbene da Parma riferiva della grande importanza di questa pianta, inclusa dai “rustici” (villani) tra i “grani minuti”, assimilata nel valore ai cereali inferiori e ai legumi. I medici antichi attribuivano alle rape anche il potere di stimolare Venere per la loro capacità di originare gli spiriti ventosi, e Galeno affermava addirittura che queste verdure generavano sperma. Dal Quattrocento in poi, sulla scia dell’autorità di Galeno, diversi autori italiani classificavano come cibo afrodisiaco, seppure un pò indigesto e adatto a stomaci forti, rapa bollite o cotte sulla brace. Anche il poeta Ariosto (XV sec.), non sappiamo se con intenti lussuriosi, consumava questa libagione, conosciuta come la “patata” dell’epoca, preferendola alle ricche portate di carni rinascimentali. Nel XVII sec. a questo ortaggio dedicò diverse ricette il medico Massonio, che lo proponeva per stimolare l’appetito nell’insalata, per rinvigorire nel brodo grasso, per addolcire il palato assieme al miele. Con il tempo sembra che le rape passarono di moda come afrodisiaco, soprattutto presso le classi più elevate, perché assunsero l’identità di alimento poco raffinato, non certo adatto ad un convivio amoroso. Oggi in cucina si apprezzano particolarmente i germogli provvisti delle prime foglioline (cime di rapa o broccoletti di rapa), con i quali vengono conditi diversi tipi di pasta, rinomate le orecchiette. Le rape vere e proprie sono radici ingrossate della “Brassica campestris” varietà rapa. Invece le cime di rapa identificano i racemi ancora non fioriti della “Brassica campestris” varietà cymosa. Le rape da radice, dette anche rape bianche, crescono preferibilmente con il clima freddo del nord, mentre le cime di rapa si acclimatano meglio al tempo caldo del sud. leggi tutto l'articolo qui
Le rape hanno costituito per millenni una delle fonti di sopravvivenza per l'uomo che, scoperta la loro lunga capacità di conservazione, le accumulava per affrontare i duri mesi invernali. In epoca romana Plinio elencava le rape fra gli alimenti base delle classi più misere, classificandole come terzo prodotto dell’agricoltura, dopo vino e frumento. Ancora nel Duecento, Salimbene da Parma riferiva della grande importanza di questa pianta, inclusa dai “rustici” (villani) tra i “grani minuti”, assimilata nel valore ai cereali inferiori e ai legumi. I medici antichi attribuivano alle rape anche il potere di stimolare Venere per la loro capacità di originare gli spiriti ventosi, e Galeno affermava addirittura che queste verdure generavano sperma. Dal Quattrocento in poi, sulla scia dell’autorità di Galeno, diversi autori italiani classificavano come cibo afrodisiaco, seppure un pò indigesto e adatto a stomaci forti, rapa bollite o cotte sulla brace. Anche il poeta Ariosto (XV sec.), non sappiamo se con intenti lussuriosi, consumava questa libagione, conosciuta come la “patata” dell’epoca, preferendola alle ricche portate di carni rinascimentali. Nel XVII sec. a questo ortaggio dedicò diverse ricette il medico Massonio, che lo proponeva per stimolare l’appetito nell’insalata, per rinvigorire nel brodo grasso, per addolcire il palato assieme al miele. Con il tempo sembra che le rape passarono di moda come afrodisiaco, soprattutto presso le classi più elevate, perché assunsero l’identità di alimento poco raffinato, non certo adatto ad un convivio amoroso. Oggi in cucina si apprezzano particolarmente i germogli provvisti delle prime foglioline (cime di rapa o broccoletti di rapa), con i quali vengono conditi diversi tipi di pasta, rinomate le orecchiette. Le rape vere e proprie sono radici ingrossate della “Brassica campestris” varietà rapa. Invece le cime di rapa identificano i racemi ancora non fioriti della “Brassica campestris” varietà cymosa. Le rape da radice, dette anche rape bianche, crescono preferibilmente con il clima freddo del nord, mentre le cime di rapa si acclimatano meglio al tempo caldo del sud. leggi tutto l'articolo qui