Mentre leggo “MAI COME IERI” di Ste’ Marino, soffermandomi sulle particolareggiate descrizioni degli ambienti (della sua infanzia, secondo la confessione dell’autore. Anche se Corvegna è un nome di fantasia), cerco di immaginare le sensazioni che può provare un lettore “indigeno” nel vedere, nei propri luoghi, ambientata una storia di ordinaria follia. Poi, inaspettatamente, la risposta a questa domanda me la fornisce il romanzo stesso: Michele, l’io narrante, giornalista in cerca di riabilitazione dopo una brutta storia di droga nella quale è rimasto coinvolto suo malgrado, indagando sulla sparizione di tre ragazzi e di un prete, raggiunge Cervo: particolare e straordinario borgo del ponente ligure che io ben conosco. Allora, identificandomi nelle atmosfere uniche di Cervo, mi son detto: “Ma Stefano è un macchiaiolo della penna!”
La prima parte del romanzo pone scaltre premesse, come in un gioco di startegia: poi la narrazione si impenna e segue esclusivamente la legge della tensione, travolta - essa stessa - dalla corrente impetuosa della bialera. Il climax è vertiginoso e senza esclusione di colpi (in tutti i sensi).
Il principale merito di Stefano Marino nel suo folgorante esordio, a mio modesto parere, sapete qual è? Quello di aver aggirato, in questa storia dal ritmo incalzante,lo stereotipo del prete pedofilo. Quello di aver costruito una storia di suspense che – in filigrana – affronta anche il tema della xenofobia.
Le recensioni di Bruno – “Mai come ieri” di Stefano Marino
Creato il 12 luglio 2011 da CiessedizioniPotrebbero interessarti anche :