Abbiamo parlato della regola della maniglia, abbiamo parlato degli status su Fb, abbiamo parlato dei libri che non bisogna leggere, delle telefonate che non bisogna fare. Direi che adesso si può andare un po’ più a fondo. Non fatevi sviare dal titolo: non parlerò di Roland Barthes (immagino già un plotone di 900 lettori guardarsi convinto allo specchio e dirsi: vorrà parlare di Roland Barthes).
Piano piano, un manualetto sulla tematica amorosa ne sta venendo fuori . Se per i grandi temi, quali quello della maniglia, avevo potuto sviscerare le conoscenze acquisite durante ore e ore passate in biblioteca a pettinarmi le vene su Andrea Il Cappellano, per questo post sono ancora più fiera: finalmente potrò parlare in termini di grammatica e di linguistica, nonché di logica.
Dunque, saltiamo le fasi preliminari. Poniamo che siate completamente innamorati. Siete usciti con il vostro lui e la vostra lei, siete nella cosìddetta fase iniziale. Tutto rose e fiori. Tutta passione formaggio. Occhi a cuoricini e farfalle nello stomaco (o le più ottocentesche “larve” se amate il linguaggio d’epoca). Grandi. Io sarei già contentissima. Mi sentirei già soddisfatta – non avrei bisogno d’altro, ché incontrare qualcuno che vi faccia stare così è già un dono divino.
Ma non è così, vi sono grandi perplessità, perché non avete mai nessuna certezza su quale sia il livello di innamoramento dell’altro. Quanto vi ami. “Marco mi ami, ma quanto mi ami? Mi pensi? Ma quanto mi pensi?”. Marco vi risponde: “abbastanza”.
L’amore si mangia la passione e vi sputa le croste di formaggio in testa.
Voi volete di più, di più sempre di più, volete più certezze.
Non le avete. Cominciate ad andare al cinema.
Dite che siete felici solo a teatro.
O solo con I vostri libri.
Cominciate a scrivere poesie che fanno schifo.
Aprite e chiudete blog, mentre vorreste aprire e chiudere… i vostri cuori delusi, per sempre.
Potete essere così drastici, oppure, potete sempre accontentarvi e cominciare a ragionare con la logica.
Analizzate il discorso del vostro amoroso, il quale non si espone e adotta la politica dell’abbastanza: il discorso è pieno di avverbi? E’ pieno di quantificatori? E’ pieno di avversative?
Analizziamo la faccenda da un punto di vista logico.
Ecco degli esempi:
1) Mi piaci abbastanza.
2) Sei una persona veramente straordinaria ma non vedo come tu possa gestire una relazione.
3) Hai un bel taglio di capelli ma adesso ce li hai sporchi.
4) Sei bella ma non con gli occhiali.
5) Provo una media attrazione fisica per te.
Ora, quello che bisogna fare, per mettersi il cuore in pace, è considerare sempre la frase minima (ve la ricordate?), all’interno della principale, o solo la principale.
Da un punto di vista logico, sia gli aggettivi, sia le subordinate, alterano il valore della prima frase. Il discorso non vale per le ipotetiche irreali.
Dunque, se vi sentite insoddisfatti, depressi, delusi, perché il discorso amoroso è arricchito da condizioni, avversative, moderativi, considerate solo la frase minima. Voi direte: beh, facile così, e allora perché esistono tante parole? Non lo so. Potrebbero esisterne meno, e potrebbero esserci più più persone che le usano bene. Ma poi è ovvio che il vostro amante vuole dirvi la frase pura, senza nessuna condizione, ma non ce la fa. Gli manca il coraggio. Ha paura di esporsi. E voi considerate sempre la frase minima, e avrete:
1)MI piaci.
2)Sei una persona straordinaria (se qualcuno mi dice che la frase minima è “sei una persona” gli sputo in un occhio: la linguistica considera la frase minima “Sei una persona straordinaria”, anzi: “sei straordinaria”.)
3)Hai un bel taglio di capelli.
4) sei bella.
5) Provo attrazione fisica per te.
Ora, questi sono esempi, non so veramente se si possa dire “provo attrazione fisica per te”.
Ma una volta epurate e spogliate le frasi dell’inutilità, la vita sarà più semplice. Diventerete degli ottimisti.
Ecco. Non so se si possa fare per tutto. Forse meglio di no.
Se avete bisogno di aiuto per epurare le frasi, mandatemi una mail.
Io, per me, apro e chiudo blog.