Le regole della mia utopia.

Creato il 18 febbraio 2014 da Gianna

Una carta del mondo che non contiene il Paese dell'Utopia non è degna nemmeno di uno sguardo, perché non contempla il solo Paese al quale l'Umanità approda di continuo. E quando vi getta l'ancora, la vedetta scorge un Paese migliore e l'Umanità di nuovo fa vela.


-Ogni essere umano deve avere la possibilità di realizzare completamente se stesso, di svilupparsi liberamente, senza imposizioni, costrizioni, premi, castighi.
-L'individuo, che non ha alcun bisogno di delegare ad altri la gestione dei suoi interessi né di essere “rappresentato”, ha pieno diritto di scelta.
-Ritrovare, ricostituire l'ordine naturale delle cose e della vita, deformato e stravolto nel tempo dalle varie forme di sopraffazione, di dominio, di sfruttamento e di potere.
-Amministrazione degli affari sociali ed economici affidata a piccoli gruppi locali, libere associazioni tra individui, senza regie dall'alto, senza padroni o capi di alcun genere. Quindi federazioni di comuni e di lavoratori, coordinate tra loro in modo circolare e orizzontale, fondate sull'autogestione e la cooperazione, una rete organica di interessi che si equilibrano a vicenda, basata sulla naturale tendenza degli uomini ad aiutarsi reciprocamente, senza necessità alcuna di schemi artificiali di coercizione (mutualismo ed associazionismo).
-La produzione il più possibile locale e differenziata a seconda del terreno.
-Grande importanza e valorizzazione dell'artigianato, del lavoro concreto, bello, creativo, degli oggetti fatti per durare e non “usa e getta” come è nella logica del consumismo.
-Impatto ambientale più basso possibile. 
-Rifiuto, oltre a qualsiasi forma di monopolio dei mezzi di produzione e dei prodotti, della divisione gerarchica del lavoro (intellettuale e manuale).
Qualsiasi legge deve comparire prima di tutto davanti al tribunale della nostra coscienza.” Elisée Reclus.
V'è un solo potere al quale posso prestare un'obbedienza convinta: la decisione della mia intelligenza, il comando della mia coscienza. William Godwin
Tratto da qui.

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