Le responsabilita' ambientali di Wall Street

Creato il 03 ottobre 2011 da Howtobegreen

Quali le responsabilità ambientali di Wall Street nei confronti della continua distruzione delle foreste, dell’inquinamento della terra e dell’aria, dell’aumento della povertà e della fame nel mondo? Che cosa sta succedendo oltre oceano? Siamo difronte all’autunno americano proprio come la primavera araba? Difficile dirlo ora ma settembre 2011 sarà ricordato come un mese piuttosto attivo sul fronte progressista:
- le proteste contro l'approvazione dell'oleodotto Keyston XL dalle Tar Sands del Canada agli Stati Uniti capeggiato da Bill McKibben, 350 e Tar Sands Action
- la coalizione capeggiata da Al Gore per la promozione dell’evidenza del riscaldamento globale e la lotta contro la sistematica opera informativa volta alla sua negazione
- il movimento OccupyWallStreet per la moralizzazione del sistema finanziario globale e la lotta ai super profitti di chi distrugge il pianeta
- il movimento 350 con il rally "Pianeta in Movimento"
Le pagine dei green blogs di tutto il mondo e anche di HowToBeGreen sono piene di esempi di come le lobby energetiche, della carne, dell’olio di palma, della carte, del legno (...) sovvertano in ogni dove il processo democratico, di eguaglianza e di sostenibilità in quasi tutti gli stati del mondo, specie negli USA. Per fare un esempio basta pensare alle attività dei Koch Brothers (qui da noi poco conosciuto) contrapposti in ogni modo a qualsiasi vincolo ambientale da imporre alle aziende, la continuazione assurda delle sovvenzioni all’industria petrolifera che mantiene profitti a livello record e ai sporchi trucchi perpetuati per incoraggiare la negazione delle evidenze scientifiche dell’esistenza stessa dei cambiamenti climatici e del riscaldamento globale (posizione sostenuta dai Repubblicani).
Il governo più forte ed influente del mondo, ovvero quello degli Stati Uniti, è completamente nelle mani delle multinazionali con scopi ed interessi corporativi e di governo perfettamente in linea con le linee guida del fascismo di quasi un secolo fa.
E al di là della relazione fra la enorme e crescente disuguaglianza di ricchezza che consegue a quanto detto sopra, la disoccupazione dilagante è un sottoprodotto del sistematico smantellamento della base produttiva di ogni stato con il pretesto ideologico di assolutismo del libero mercato e la globalizzazione neoliberista, un sistema economico scollegato dal luogo e dalle persone.
Le parole d’ordine devono essere ri-localizzazione e ri-regionalizzazione delle economie locali, con un focus primario alle esigenze interne delle comunità e solo DOPO per le esportazioni etc.
Questo è esattamente quello che non vuole il "mondo di Wall Street", un mondo parallelo a quello reale in cui la forza dei profitti a qualunque costo viene prima di tutto: prima dell’ambiente, prima delle democrazie e prima della dignità umana.

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