Il quadro politico montegranarese si delinea molto più chiaramente dopo l'uscita odierna del Presidente del Consiglio Comunale nonché ex Sindaco Giovanni Basso sul Carlino. Basso parla un politichese fluente ma c'è chi lo capisce e lo traduce. Il significato delle sue parole pare molto chiaro: "attenti che ritorno". Ufficialmente sferza i suoi, in realtà manda un messaggio ben preciso. E questo messaggio chiarisce tanti movimenti all'interno della maggioranza altrimenti inspiegabili, tante voci, tante illazioni.
Si sta delineando una nuova compagine, probabilmente quella che ricompatterà la destra per le prossime elezioni dopo lo scisma di Ubaldi delle scorse. E in questa maggioranza il Politico montegranarese per eccellenza, quello che ha governato la città per venti degli ultimi quaranta anni ripropone se stesso con la ben fondata speranza, conoscendo il proprio elettorato, di vincere ancora una volta.
E lo farà con l'aiuto della destra più radicale che da tempo mostra segni di insofferenza, con l'apporto della destra di opposizione che non vede l'ora di tornare a governare, e con l'aiuto inconsapevole della sinistra che necessita di un rinnovamento totale che, invece, non si vede nemmeno in prospettiva futura.
Il tutto, ironia della sorte o della cronaca, quando sul Corriere esce un articolo che apparentemente non c'entra niente ma che, invece, al lettore e all'elettore attento dovrebbe far stridere i denti: si parla ancora di Sutor e si prospetta ormai come quasi inevitabile il trasferimento della squadra cittadina ad Ancona. Tutti noi sappiamo perché questo avviene, tutti noi sappiamo a chi vanno ricondotte le responsabilità del fatto che Montegranaro perda un altro pezzo della sua storia, della sua cultura e della sua identità.
In una città normale questa gente ora starebbe a far altro. Nella nostra città questa gente progetta governi futuri, scrive sui giornali proponendo fantomatici nuovi palazzetti, chiosa sulle proprie colpe adducendo la giustificazione della buona fede. E vinceranno le prossime elezioni, ne sono quasi certo.
Luca Craia