Un nuovo viaggio, questa volta verso casa. Ho imparato da tempo che ogni libro è come un viaggio per chi lo scrive.Una cartina con cui orientarsi nella geografia della propria anima. Ho anche imparato che la scrittura è un arnese per scavare tra le cose che ci teniamo dentro, nascoste dietro la scorza dell’introversione e della timidezza.Ogni libro che ho scritto segna un passo avanti come ascandire l’incedere di un moto interiore.Mi prende improvvisamente una certa inquietudine che mi spinge a dar voce e un'altra scritturaa un luogo che avevo abbandonato nei labirinti della mia memoria.Informo subito l’eventuale lettore che non voglio fare un passo indietro per raccontare la vita di provincia, velleitaria e remota come quella che ha raccontato Fellini nei suoi film. No il mio sguardo non sarà uno sguardo pietoso su quello cheè stato o poteva essere. Mi guardo solo attorno per invitare a un altro viaggio.In viaggio, prima o poi, la nostalgia arriva e fa capolino insistente.Mi prende e trascina i miei pensieri dentro un territorio sconosciuto.Si presenta, alle volte, come un ricordo smarrito, come qualcosa che ho lasciato chissà dove. Una nostalgia di qualcosa accaduta in altre età, che non riesco a mettere a fuoco ma che cerca di riavvolgere il nastro del mio passato.Nostalgia di un tempo, ma anche di un luogo naturalmente. La nostalgia vuol dire assenza?Forse, ma non sono sicuro.Un sentimento di assenza perché uno vuole qualcosa che non ha in quel momento e in quel luogo. Vuole tornare a casa e quindi al passato.Qualcuno ha detto che il viaggio è il prologo del cambiamento. E’ verissimo e, aggiungo io, allo scompiglio della tua normalità.Insomma,un inquietudine, un turbamento.Cerco qualcosa nel viaggio e c’è sempre un vuoto da riempire. Voglia di viaggiare, di muoversi con i mezzi più naturali, spingersi più lontano possibile, incontrare, ascoltare, guardare e non stancarsi mai di capire tutto quello che è diverso da te. Riempire i vuoti per travasarli una volta tornato a casa.E poi, come Gulliver, ritrovare la nostalgia del viaggio. Non permetto che la malinconia prenda il sopravvento sulla nostalgia. Ho come l’impressione che, quando la malinconiasi predispone a restare con te,si porta dietro altri compagni di viaggio. Può portare a una difficoltà nel respiro, una mancanza d’aria.Però c’è anche da dire che curarsi è facilissimo, basta prendere un mezzo qualsiasi e partire. Oppure basta tornare a casa. Il vostro narratore, per esempio non fa altro che partire e tornare.Ecco perchè ho deciso di mettermi sulle mie tracce. L’idea mi piace. Raggiungere i luoghi del mio inizio, dove sono vissuto ma anche dove sono arrivato. Insomma, aggirarsi dentro di me.I narratori di viaggi sono come i marinai di una volta, girano il mondo ma poi, quando viene il momento, tornano a casa.E la leggenda di Cortona sembra fatta apposta per darmi ragione. Mi spinge con forza tra le sue braccia mescolando il vero e l’immaginario.E quando ho pensato di tornare a Cortona la prima cosa che ho fatto, prima di principiare il mio viaggio, fu quella di spulciare tra le carte dell’archivio della città. Ricordavo un’antica leggenda o un tipo di racconto molto antico, una cosa che sta in mezzo tra il mito, la fiaba e la favola. Una narrazione che mescola tutto dentroe rinsalda il suo legame di appartenenza. La Leggenda di Cortona è tutta sul viaggio. Il viaggio degli antichi eroi del tempo di Ulisse.Stento a crederlo ma è proprio cosi. Ecco, sta proprio quil’origine dei desideri e dei miei sogni.Eccola lì la guida seicentesca di Giacomo Lauro, che rifacendosi a scritti di Annio Viterbese (1432-1502) attinge a molti scrittori dell'antichità, narra che centootto anni dopo il Diluvio Universale Noè, navigando dalla foce del Tevere, attraverso il Paglia entrò nella valle della Chiana e piacendogli questo luogo più di ogni altro d'Italia per essere molto fertile, vi si fermò ad abitare per trenta anni.La sua discendenza, fra cui un figlio di nome Crano giunto su di un colle e piacendogli assai l'altezza del luogo e l'amenità del paese e la tranquillità dell'aria l'anno duecentosettantatre dopo il "Diluvio Universale" vi edificò la città di Cortona la quale, come Stefano (prima metà del VI secolo d. C. 539-545) grandissimo historiografo greco afferma, fu la terza città d'Italia costruita dopo il diluvio, e metropoli degli antichissimi Turreni.Noè, visto che Crano aveva fatto bene lo nominò Corito, cioè Re e successore di Regno, infatti Curim da cui deriva Corito significa scettro che in lingua latina si dice Quirim, da cui l'appellativo Quirino dato a Romolo. Crano, una volta assunto il titolo di Re, sull'alto della collina si costruì una reggia a forma di torre i cui resti tutt'oggi permangono in località Torremozza.Il regno di Crano venne chiamato Turrenia perché le città che la discendenza di Noè costruì avevano alte torri. Questo fu il primo nome della Toscana e Turreni furono chiamati i suoi abitanti.Ma poiché discendevano da Noè che era stato salvato dalle acque "ab imbribus" alcuni furono chiamati anche Imbri e volgarmente Umbri.Dalla discendenza di Crano nacque Dardano che, a seguito di discordie interne, fuggito in Samotracia, poi in Frigia infine in Lidia, fondò qui la città di Troia.Da Troia alcuni discendenti di Dardano, ormai greci, tornarono ad abitare la Turrenia, cioè la Toscana e furono gli Etruschi. Fra questi greci che vennero in Turrenia ed a Cortona, ci furono anche Ulisse e Pitagora. Infatti tradizioni antiche, riportate dagli scrittori greci Aristotele (IV sec. a. C.) e dal contemporaneo Teopompo, fanno emigrare Ulisse, dopo il suo ritorno ad Itaca e la strage dei Proci, in Italia e più precisamente in Etruria, nella città che Teopompo chiama in greco Curtonaia, localizzando quivi, proprio a Cortona o nei suoi dintorni la sua sepoltura.In Etruria Ulisse, dove fu molto stimato, fu detto Nanos che significherebbe errabondo e la sua sepoltura fu identificata nel "monte Perge" vicino alla odierna località di Pergo. Pitagora dopo un soggiorno a Cortona dove vi morì, fu sepolto in una tomba nominata oggi "Grotta di Pitagora". Secondo Virgilio (Eneide III e VII) Enea della discendenza di Dardano, fuggiasco da Troia distrutta, approdò nel Lazio dove la sua discendenza fondò Roma. Pertanto Cortona avrebbe dato origine prima a Troia e quindi a Roma.
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