Le scarpe di Zaha

Creato il 07 luglio 2013 da Wsf

Lo spazio, l’idea, l’invenzione, il colore, il segno grafico, le forme non ammettono categoria. Vengono da lontano, vanno lontano.  Sono entità immediate dello spirito, ideali regolativi capaci di assicurare unità ed estensione alla sostanzialità creativa individuale. La moda oggi è al centro di un discorso complesso che la propone non solo come spettacolo mediatico di life style, ma la pone anche in rapporto armonico e dirompente con il design e l’architettura.  Arte e moda si intrecciano in un dialogo fruttifero: la moda incorpora la strategia artistica della creazione esclusiva e indimenticabile acquistando dunque una dignità non solo formale, ma anche e soprattutto culturale e filosofica. La moda è espressione della trascendenza dell’idea e della sua correlazione all’intreccio immanente di materia, forma, potenza e atto ed ingloba nella sua valenza il carattere affascinante della progettualità. Se in letteratura infatti siamo portati a giustificare e a plaudere ogni metafora pindarica avveneristica con cui si valorizza o si distorce il lessico e la lingua italiana, tanto che la letteratura ora più che mai è concepita come una forma di espressione artistica  che ha ispirato e ispira artisti di ogni tempo e luogo, perchè non si può ammettere la trasposizione formale di moda e architettura in rapporto simbiotico che fa sia del fashion victim sia del comune impiegato al catasto un vero e proprio performer dell’architettura moderna?   Se  d’altra parte Claus Oldemburg, architetto molto pop artist, ha affermato che ” un edificio si distingue da una statua solo perchè all’interno ci sono i gabinetti ” allora non stupiamoci che Zaha Hadid architetto di fama mondiale per le sue costruzioni  tecnologiche fantascientifiche reinventi lo stile e la concezione della scarpa con un’idea inaspettata che  ci obbliga  ad un riesame con il canone classico di essa in rapporto non solo alla realtà, ma anche alla nostra individualità e personalità.

Zaha Hadid per Melissa

Zaha Hadid per Lacoste

A proposito della creazione per Lacoste , ci dice Zaha Hadid : ”

“L’espressione del design all’interno della collaborazione con Lacoste permette l’evoluzione di reticoli di fluido dinamici; avvolti intorno alla forma del piede, si espandono e si contraggono per fondersi e adattarsi al corpo in modo ergonomico. Ne emerge un paesaggio, una struttura di onde e raggi che si unisce al corpo senza soluzione di continuità

E’ di questi giorni l’ultima sua creazione, NOVA , che come riporta la rivista Elle ” è statapresentata nei giorni scorsi in occasione dell’Alta Moda francese nell’esclusiva boutique L’Eclaireur (rue de Sévigné 40, Parigi) ed ha un aspetto a dir poco futuristico e avant-garde. Il suo design definisce un rapporto formale diretto con la struttura primaria della scarpa ed esprime le forze dinamiche applicate alla camminata, sviluppando un sistema innovativo a sbalzo che fa apparire il tacco di 16 cm completamente sospeso nell’aria.Pensate sia un semplice prototipo? Non è così. Realizzata in soli 100 esemplari per colore, sarà disponibile in esclusiva presso punti vendita selezionati, come L’Eclaireur a Parigi, Zaha Hadid Design e United store. Pronta per essere indossata ed esibita. “

Zaha Hadid – NOVA

La scarpa è realizzata in vinile, gomma, fibra di vetro e cuoio. Al momento saranno solo 100 le paia di NOVA che verranno prodotte ed ognuna avrà un prezzo di circa $ 2.000. 

Zaha Hadid – NOVA

Personalmente trovo che la  scelta di una scarpa in un uomo o donna che sia, sia un elemento distintivo del suo linguaggio più intimo, tanto che alla luce di questo non nascondo che una brutta scarpa ha su di me un effetto straniante poichè è indice dell’integrazione della sua idea di rapporto tra funzionalità e la sua idea di bellezza.  In questa era così dominata dalla tristezza, poter pensare che una scarpa possa entrare a tutto diritto a far parte come elemento architettonico , abitabile e dunque compatibile con il nostro scheletro da cui trae genesi il suo progetto è cosa esaltante. La scarpa domina il cammino per ogni dove, risulta il mezzo con cui si domina lo spazio affidandone il ritmo e la fluidità all’ambiguità della sua doppia identità estetica e strutturale. L’uomo diviene elemento estatico del paesaggio, costellazione mobile tecnologica in quel paradosso fashion che vede relazione e tecnica urbanistica  trasportate su un piano fantastico dello stile. L’oggetto è teso nella sua volontà di vivere schopenhaueriamente parlando, in uno scenario teatrale che permette almeno per un attimo di coccolarci nell’idea che volontà e sogno coincidono. 

Articolo di Mezzanotte