Buon inizio di settimana a tutti. Vorrei commentare con voi un pezzo uscito ieri sulla ‘Nazione’ che titola “Radioattività. Nessun pericolo. Le scorie? Sono una ricchezza”. È un titolo piuttosto forte, considerando il livello di controversia che questi due argomenti stanno generando nell’opinione pubblica, non vi pare? Ci ho messo qualche secondo a metabolizzare la cosa: radioattività, nessun pericolo. Scorie, ricchezza. Non lo si legge tutti i giorni. Non sui giornali. Chiariamo: io lo vado dicendo da tempo, nei post eccetera.. perché come vi ho già detto ho trovato riscontro di questi fatti. Però leggere che l’ordinario di sicurezza nucleare alla Facoltà di ingegneria dell’Università di Pisa la pensa allo stesso modo, lo ammetto, dà tutt’altro peso alle proprie convinzioni. Eppure il professor Mazzini dice proprio queste cose. E di competenze certamente ne avrà..
Lo spunto è nella proposta di scegliere la Maremma come un possibile sito di stoccaggio delle scorie radioattive; un fatto necessario allorché dovessero essere costruite le nuovi centrali nucleari italiane, 4 o 8 che siano. Questa ipotesi aveva naturalmente scatenato il solito vespaio di polemiche; lo ripeto: legittime; ma quanto costruttive? Si era opposto, come motivo del rifiuto, il fatto che la Maremma sia una riserva naturalistica di assoluto pregio e importanza anche per la pastorizia e l’agricoltura, oltreché il turismo. Ebbene il professore non solo ci rassicura sul fatto che non vi sia alcun pericolo, citando casi (Canada e Gabon) in cui l’uranio (materia prima dei reattori atomici) è presente nel suolo da milioni e milioni di anni ma senza produrre radiazioni nocive (perché ‘schermato’ da una copertura naturale di argilla che fa da isolante, nel caso canadese), ma ci informa (e questo non è un fatto positivo, benché non mi pare c’entri con il nucleare) che in altre zone, anche in Italia, esistono ben altre sostanze nel suolo che non si smaltiscono e che sono nocive (diossina, piombo, cadmio). L’elemento argilla fra l’altro è confortante, dal momento che è la natura stessa a fornirci la prova della sua ‘tenuta stagna’, che si può sfruttare nello stoccaggio delle scorie; sicuramente di quelle più radioattive, mentre quelle meno ‘potenti’ possono essere smaltite o riprocessate già in superficie.
Esiste però un’altra ipotesi allettante, e il professore ce la illustra parlandoci dei parchi tecnologici: vale a dire strutture che sorgono attorno alle aree di stoccaggio, e dove convergerebbero esperti e studiosi di tutto il mondo per studiare e migliorare ulteriormente sia le procedure e le conoscenze sullo stoccaggio, quanto la materia nucleare stessa. Esattamente come ho detto in diversi altri post, tempo fa: l’energia atomica ha un enorme potenziale di attrazione per ricerca e sviluppo, di cui l’Italia diverrebbe un polo nel mondo. E considerando la brillantezza delle menti che siamo sempre riusciti a sfornare, c’è da scommettere che potremmo sicuramente primeggiare. Come d’altro canto facevamo già una trentina di anni or sono. E non lo dico io: è storia. Basta informarsi, verificare.
Ecco dunque perché le scorie sono definite una ricchezza: perché, stoccabili senza rischio, diventano addirittura un magnete per studiosi e ricercatori. E studi e ricerche necessitano di investimenti.. o sbaglio? Altrimenti perché mai, come dice il prof. Mazzini, due aree della Svezia si litigherebbero la creazione di un parco tecnologico di questo tipo? Riuscite anche voi a immaginare che futuro florido si aprirebbe per l’Italia?
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