Dopo l'assoluzione di Ramush Haradinaj, Bruxelles ha invitato la Serbia ed il Kosovo a continuare il processo di riconciliazione e non permettere che il passato incida sul loro futuro. Le sentenze, secondo gli analisti, hanno però contribuito al rafforzamento del nazionalismo. Il portavoce del commissario europeo Peter Stano, ha dichiarato alla Deutsche Welle che "la Commissione europea e' informata della sentenza del Tribunale dell'Aja nel caso di Ramush Haradinaj ma non commenta le sentenze. La Commissione ribadisce pero' il suo appoggio a tutte le parti e ai suoi partner nella regione al fine di proseguire con la riconciliazione e il rafforzamento delle relazioni di buon vicinato". Dal Parlamento europeo è arrivato l'appello alle autorita' e alla societa' civile in Serbia di guardare al futuro per il benessere del Paese e dei suoi cittadini. Naturalmente, bisogna continuare ad occuparsi della questione degli scomparsi e delle vittime della guerra, ma è necessario che prosegua il dialogo tra Serbia e Kosovo che e' iniziato bene, ha detto la relatrice del PE per il Kosovo, Ulrike Lunachek. Il relatore per la Serbia, l'europarlamentare sloveno Jelko Kacin, non ha voluto commentare le sentenze dell'Aja ma ha osservato che ormai sono definitive ed evidentemente non sono state trovate prove sufficienti. Il principale messaggio in questo momento, ha rilevato Kacin, e' che i paesi nella regione - e qui si intende sia la Serbia che il Kosovo - devono lavorare fermamente alla riconciliazione e alla collaborazione. Cio' significa che bisogna dare anche una risposta chiara a tutti quelli che ancora stanno cercando i loro scomparsi perche' questa e' l'unica via che porta verso il futuro, ha concluso.
Intanto in Serbia mentre da una parte cresce la rabbia a causa dell'assoluzione di Haradinaj, Gotovina e Markač, dall'altra il favore all'ingresso nell'Ue è sceso ai minimi storici. Al tempo stesso, dalla Russia, paese tradizionalmente amico, arrivano crediti per il rinnovamento delle infrastrutture, in particolare per le ferrovie, mentre nel paese, secondo quanto scrivono i media croati, circola anche valuta russa. Alcuni giorni fa, il presidente del Consiglio nazionale serbo per la collaborazione con il Tribunale dell'Aja, Rasim Ljajić, commentando la sentenza sul caso Haradinaj, ha detto che l'opinione pubblica serba ha il diritto ad essere infuriata. Dopo lo shock che ha provocato l'assoluzione di Gotovina e Markač, la liberazione di Haradinaj e' stata soltanto il sale sulla ferita e ha fatto emergere nuovamente le frustrazioni che fanno crescere la convinzione che il Tribunale dell'Aja sia stato istituito soltanto per condannare i serbi. Cosi' mentre cresce l'avversione nei confronti dell'Occidente, l'influenza della Russia si fa sempre piu' forte. Secondo l'opinione di molti esperti, il principale motivo del riavvicinamento di Belgrado a Mosca sta negli investimenti: la Serbia, infatti, ha urgentemente bisogno di aiuti per esempio per la ristrutturazione della disastrata rete ferroviaria. Il ministro delle finanze russo ha dichiarato che la Russia ha approvato un credito alla Serbia di 800 milioni di euro per un periodo di cinque anni ad un interesse del 4,1%. Il credito servira' alla costruzione di nuove linee ferroviarie e alla ristrutturazione di quelle già esistenti. Le compagnie russe saranno rappresentate al 70% rispetto al 30 percento di quelle serbe.
Per quanto riguarda la valuta russa, la Volksbank in Serbia ha offerto la possibilita' di transazioni finanziarie in rubli. I clienti potranno inoltre aprire i conti in rubli e anche le opzioni di risparmio potranno essere in valuta russa. Dopo la visita del presidente Tomislav Nikolić a Mosca, lo scorso settembre, molti interpretano le nuove iniziative come un segno che l'opzione europea sta passando in secondo piano. Per quanto riguarda il Kosovo, le analisi politiche confermano che la Serbia continua a portare avanti la politica "Sia il Kosovo che l'Ue", anche se lo stesso vicepresidente del governo serbo, Aleksandar Vučić, ha ammesso che ogni soluzione relativa al Kosovo sara' dolorosa. Se il Consiglio europeo, il prossimo 10 dicembre, valutera' che la Serbia rispetta gli accordi con Priština, si potrebbe immaginare l'inizio dei negoziati di adesione nella prima meta' del 2013, ma questo sara' possibile soltanto se Belgrado applicherà tutti gli accordi firmati finora con Priština.
[*] Il testo è tratto dalla corrispondenza per la puntata di Passaggio a Sud Est andata in ondail 6 dicembre a Radio Radicale