Sapete, nei molti anni di studio e di ricerche personali sullo stile e sui costumi del Rinascimento, epoca che prediligo per la sua originalità e per l'instancabile ricerca dell'equilibrio sotto ogni profilo, ho imparato che tutto quello che piaceva all'uomo e, aggiungerei, alla donna rinascimentale é ciò che piace anche all'uomo contemporaneo.
Lusso, comodità, buona compagnia e buona cucina sono il valore aggiunto, l'indispensabile corollario al vivere bene, tanto caro al principe come al mercante e al contadino buongustaio e crapulone, di cui le novelle cinquecentesche ci rimandano un vivido e penetrante affresco. Sorprenderà forse sapere che, oltre al cibo di prima qualità, si badava alla salubrità di ciò che si portava alla bocca; le erbe cotte, i pani speziati e le minestre che lavavano il corpo e lo depuravano, erano un "must" della buona tavola. Nascono allora i primi ricettari intrisi di consigli non solo per la perfetta riuscita della ricetta, ma con un'attenzione particolare al mantenimento della salute attraverso un'alimentazione ricca e diversificata.E alla corte del grande Federico da Montefeltro tutto questo non poteva mancare.
"Quant'è bella giovinezza che si fugge tuttavia chi vuol esser lieto sia di doman non c'é certezza..." recitava Lorenzo il Magnifico nel suo Trionfo di Bacco e Arianna, sì perchè solo uno stolto poteva non godere dell'attimo che fugge e i grandi (e i meno grandi) dell'epoca seppero cogliere l'invito senza farsi troppo pregare.
Avete mai sentito parlare di pasticci con conigli vivi e saltellanti, uccellini che svolazzavano uscendo indenni da tovaglioli piegati ad arte o di giardini in miniatura posti all'interno delle tavola dove si imbandiva il pranzo? Ebbene questo é niente se paragonato allo sfoggio di vasellame d'oro massiccio esibito senza vergogna e alla varietà e alla quantità delle portate offerte ai commensali che per giorni godevano di quel ben di Dio.
Per le nozze di Elisabetta da Montefeltro, secondogenita del duca, si spese una fortuna solo parlando di putti, castelli, fontane, scacchiere con scacchi annessi e riproduzioni di monumenti tutti in zucchero e non vi dico le carni ed il pesce pregiato.Tra le varie ricette presentate durante il sontuoso banchetto, alcune delle quali improponibili, ve ne suggerisco una davvero golosa, ma molto semplice da realizzare.
Arrosto in agrodolce 500 g, di lombate di maiale, 2/3 uova, aceto balsamico, mezzo bicchiere di vino bianco secco, 5 datteri sminuzzati, una buona manciata di pinoli ed uva sultanina, spezie varie.
Arrostite le lombate in una padella antiaderente, intanto sbattete le uova con un po' di aceto balsamico ed una parte del vino. Versate il tutto in padella con le lombate ancora al sangue e la frutta secca (l'uva va lasciata in acqua tiepida per 15 minuti scolata ed asciugata). A metà cottura aggiungete il resto del vino ed un mix di pepe.
Facile no? Ed é anche poco dispendiosa ( i pinoli ve li potete procurare con una bella passeggiata in pineta...) Sembra una ricetta moderna ed invece vanta più di cinquecento anni. Provatela e poi fatemi sapere!A presto. Linda.