Veronica e Cecilia Soffici sono due sorelle, intimamente legate, profondamente sole che vivono in un’immensa casa, unico bagliore di una famiglia ormai in rovina. È il 1993, le industrie Soffici, famose in tutto il mondo per la ricetta segreta di una marmellata, subiscono il lento declino dovuto a un fallimento che sembra inevitabile. Il padre di Veronica e Cecilia, Ernesto, è molto malato; Olga, la sua seconda moglie, non comprende e manifesta solo la paura di perdere la possibilità di ereditare tutto; Anton, un uomo strano e viscido, entra nella sua vita per aiutarla ma in realtà vuole solo impossessarsi della società.
Il romanzo è un diario scritto da Veronica per essere consegnato al “caro Dottor Polidori”, medico personale di Lord Byron, e documenta gli «avvenimenti misteriosi» che hanno scosso la sua famiglia e hanno portato alla morte della sorella Cecilia.
Mutuando dal famoso Le vergini suicide di Eugenides, ambientazione, carattere e atmosfera, Veronica e Cecilia, novelle sorelle Lisbon, con le loro abitudini e il loro modo, tutto particolare, di osservare e interpretare il mondo, mangiano mele con chiodi di garofani per punirsi quando sanno di aver commesso qualche sbaglio, si torturano passando ore e ore chiuse in biblioteca a vivere storie tratte dai loro romanzi preferiti. Parlano con i loro autori. Si travestono.
«Nella biblioteca dello zio Vittorio le pareti sono ricoperte di libri antichi, che profumano di fiori secchi. Io li ho letti tutti più volte. La maggior parte dei romanzi parla di argomenti fantastici o soprannaturali. Nei pomeriggi d’estate, quando il caldo diventa insopportabile, mi sdraio in mezzo a un mucchio di volumi e ne leggo dei brani a mia sorella. Questa volta stavamo recitando il Paradiso perduto, ecco perché eravamo nude e Cecilia aveva una carota appesa ai fianchi. Lei era Adamo. La mamma ci ha detto che siamo rimaste chiuse in biblioteca per tre giorni, ma io credo che non sia vero. La mamma sa mentire molto bene. Quando abbiamo avuto fame abbiamo mangiato la carota.
[…] I nostri genitori non vogliono che giochiamo come se fossimo due bambine, ma anche Emily Brontë giocava coi soldatini.
È stata lei che mi ha suggerito di scrivere questo diario.
Me lo ha detto in biblioteca. Anche Cecilia lo ha sentito.
Noi possiamo parlare con i libri».
È anche il racconto molto personale del passaggio all’età adulta di Veronica, che si affanna per rimanere vicina a una sorella un po’ lenta, diversa, che sembra evanescente, il disegno abbozzato di una fanciulla timida e indifesa. E invece è proprio Cecilia che viene promessa in sposa a uno sconosciuto e losco amico di Anton, con l’unico intento di evitare qualsiasi incidente di percorso al momento della morte di Ernesto.
Veronica assiste impotente al cambiamento della sorella. Una nuova Cecilia si impossessa della sfortunata sorella e strani personaggi cominciano a popolare i sogni e anche la realtà di Veronica. Tutti la mettono in guardia da questo matrimonio. La seduzione e la bellezza si insinuano nella vita e sul corpo di Cecilia, come un animale misterioso che striscia sulla sua schiena, «una mustelide, con le mani magre e lunghe» che la trasforma in una donna dalla maturità fasulla.
«Io ero rimasta talmente sorpresa da quell’apparizione che non mi ero resa conto dei cambiamenti avvenuti sul viso di mia sorella. […] Quello che ho visto mi ha colpita più dell’incubo aggrappato alla sua schiena. Cecilia si era data il rossetto. Un colore arancio tutto sbaffato. Aveva anche portato con sé la trousse di mamma e cercato di colorarsi gli occhi con un ombretto azzurro. Come se un vandalo si fosse divertito a scarabocchiare il busto di una statua egizia. Indossava le calze a rete di Olga e delle scarpe lucide col tacco. Sopra la camicia da notte corta che le lasciava scoperte le gambe aveva un reggiseno di pizzo verde scuro con ricami floreali».
L’unica salvezza sembra la fuga, unirsi al circo Cavalera proprio come ha fatto lo zio Vittorio tanti anni prima disonorando la famiglia. Ma tutto ormai sembra deciso, la data delle nozze fissata, i documenti già pronti per essere firmati.
La realtà, il sogno e la follia si mescolano in questo romanzo e Vettori non ci suggerisce come comprenderlo. Riporta una storia che è fuori tempo e fuori logica. Il diario copre un lasso di tempo che va dal marzo al settembre del 1993, ma ogni cosa, ogni personaggio, ogni figura mitica e strisciante sono degni di abitare altri luoghi e altri secoli. Veronica impazzisce o è già impazzita? Cecilia è viva, esiste? E il grosso pesce e il gatto siamese e la mustelide dalle lunghe mani umane? E Anton che Veronica vede mezzo uomo e mezzo topo?
Alla fine non si è più sicuri di niente. Il tempo è già passato, tutto è già accaduto. È un lungo scioglilingua incomprensibile, una serie di parole che Veronica non ha neanche il tempo di comprendere prima di scomparire assieme alla sua storia e forse assieme a Cecilia.
Nota sull’autore
Nato a Venaria Reale in provincia di Torino nel 1967, Pierpaolo Vettori, appassionato di musica, ha lavorato negli anni Novanta a Radio Flash e ha collaborato a lungo con riviste musicali. È un fabbro ma scrive da sempre. Le sorelle Soffici è stato finalista e segnalato dalla giuria alla XXIV edizione del Premio Calvino.
Per approfondire:
leggi l’intervista a Pierpaolo Vettori su Rolling Stone
leggi la recensione di Leonetta Bentivoglio su Repubblica
leggi la recensione su unonove
Pierpaolo Vettori, Le sorelle Soffici
Elliot, 2012
pp. 175, euro 16