dormivamo su cuscini di squame.
Potevamo scambiarci i sedili:
le storie si sfilacciavano tutte
sui lembi.
Al risveglio, le lische dei sogni decoravano
le nostre cosce nude.
Abitavamo strafottenti le carceri
del rimpianto, indirizzi ormai
in disuso.
Quando tornavamo dal sud,
le unghie combaciavano con le forbici.
Fosforescenti i nostri passi
nelle stanze ammuffite,
e gli affitti erano sempre troppo esotici
per le nostre tasche
profonde come balene.
Il lucore assoluto delle mani,
le febbri.
E la benzina al posto del cuore,
le macellerie ingolfate dal tramonto.
Misuravamo gli addii in centimetri
e aderenza dei baci.
E le ossa buie dei nostri antenati
- o erano forse gli ulivi? -
ci facevano da ombrelli,
e su di noi non pioveva mai.
(Stazione di Bologna, 6 maggio 2013)
Squame
Clara Nubile - (Ed. Lietocolle)