Ogni volta che l’Istat pubblica i dati mensili sull’occupazione giovanile nel nostro Paese ci vengono descritti scenari apocalittici che nulla hanno a che fare con la realtà.
Il dato più recente fotografa una disoccupazione giovanile al 42,3 per cento. Leggendo questo dato, molti giornalisti – quasi tutti – non ci pensano su due volte prima di affermare che un giovane su due, approssimando, è disoccupato.
Tutto ciò, oltre ad essere falso, crea inutili allarmismi che in un momento di crisi non sono affatto salutari.
Vediamo perché.
Il tasso di disoccupazione ci dice quanti sono i disoccupati sul totale della popolazione attiva.
Con disoccupati si intendono le persone che hanno effettuato “almeno un’azione attiva di ricerca di lavoro” nelle quattro settimane che precedono la rilevazione oppure le persone che nelle prossime settimane inizieranno un’attività lavorativa.
Già qui è interessante notare come, paradossalmente, se una persona non ha recentemente cercato lavoro rientra nelle persone inattive che non incidono sul tasso di disoccupazione. Quindi più persone smettono di cercare il lavoro più il tasso di disoccupazione scende.
Con popolazione attiva si intendono invece gli occupati, quelli che un lavoro ce l’hanno, e i disoccupati, quelli che un lavoro lo stanno attivamente cercando.
Ora, se il tasso di disoccupazione è il rapporto tra i disoccupati e la popolazione attiva, si vede subito come in realtà il 42,3 per cento non siano i giovani disoccupati ma i giovani che, esclusivamente tra coloro che sono interessati, stanno cercando un lavoro.
Parlando di numeri concreti, i giovani occupati sono 923mila, mentre coloro che stanno cercando un lavoro (i cosiddetti disoccupati) sono 678mila.
Tutti gli altri giovani – stiamo parlando di più di quattro milioni di persone – vengono classificati come inattivi e circa l’80 per cento di questi sono studenti a tempo pieno.
Se rapportassimo il numero di giovani in cerca di lavoro (quelli classificati dall’Istat come disoccupati) sul totale dei giovani (compresi quindi gli inattivi, quindi gli studenti) vedremmo come in realtà questi rappresentino solo l’11,3 per cento del totale.
In sostanza, i giovani che stanno cercando un lavoro sono circa uno su 10. Il dato non è certo incoraggiante ma da qui all’apocalisse ce n’è di strada.